Ultimamente hai fatto una scelta importante nella tua vita: hai deciso di aprire un’azienda tutta tua dove realizzare i tuoi progetti e le tue idee. Sicuramente, come in tutte le scelte decisive, hai già considerato tutti i vantaggi e gli svantaggi dell’impresa ma c’è una cosa che non hai ancora ben capito: quali sono i costi della partita IVA?

In questa guida ti elenco tutti i principali costi dell’apertura e della gestione della partita IVA, incluse le tasse da pagare in base ai vari regimi fiscali previsti dall’Agenzia delle Entrate. Ti spiego quali sono i costi per aprire una ditta individuale come commerciante e come svolgere un’attività da libero professionista.

Costi

Prima di intraprendere un’attività in proprio, ti consiglio vivamente di analizzare tutti i costi e le spese. Buttarsi a capofitto in un’attività senza avere le idee ben chiare, è il modo migliore e più veloce per arrivare al fallimento. Al contrario, un’ottima pianificazione e gestione, sono ingredienti che, insieme a impegno e capacità, ti faranno raggiungere i tuoi obiettivi.

I costi principali della partita IVA si suddividono in due categorie: costi di tenuta (che riguardano le spese di iscrizione alla Camera di commercio, ai bolli e all’onorario del commercialista) e costi di gestione (che riguardano le spese che devi sostenere durante la tua attività). A loro volta si suddividono in costi fissi e variabili nel tempo.

Costi di tenuta

Aprire una partita IVA è praticamente semplice quanto lungo e noioso burocraticamente. Bisogna conoscere a quali enti statali iscriversi, quale regime fiscale scegliere, quali obblighi rispettare e molto altro ancora. Proprio per questo quello che devi fare, a meno che non sei laureato in economia e commercio, è affidarti ad un commercialista.

Il commercialista è un professionista regolamentato dallo Stato (deve essere iscritto all’albo dei commercialisti) che ti aiuta in tutte le tue pratiche tributarie. La prima delle quali, se non l’hai ancora fatta, è l’apertura della partita IVA. L’apertura è gratuita se la fai da solo, ma se ti avvali di un commercialista dovrai pagarne il disbrigo.

Disbrigo che include anche l’iscrizione alla Camera di Commercio: iscrizione necessaria solo se la tua attività è una ditta individuale, non prevista se sei un libero professionista o un lavoratore autonomo. L’iscrizione è un costo annuale fisso il cui importo differisce in base al tipo della tua attività.

Costi iscrizione alla Camera di Commercio
Tipo attivitàSedeUnità locali
Imprese individuali (sezione ordinaria)120,00€24,00€
Imprese individuali (sezione speciale)53,00€11,00€
Società semplici agricole60,00€12,00€
Società semplici non agricole120,00€24,00€
Società tra professionisti120,00€24,00€
Soggetti iscritti al REA18,00€0,00€
Società con sede principale all’estero0,00€66,00€

Quanto costa il commercialista

Di solito il costo della parcella del commercialista per l’apertura varia da un minimo di 200 euro ad un massimo di 400 euro. Le stesse somme sono applicate nel caso della variazione e della chiusura della partita IVA.

Oltre all’apertura della partita IVA e all’iscrizione alla Camera di commercio di cui ti ho parlato prima, il commercialista svolge altri tipi di pratiche per la tua attività tra cui:

  • Gestione delle fatture e delle rilevazioni annue sui registri;
  • Compilazioni di situazioni contabili periodiche (richieste da te);
  • Redazione di rendimenti periodici (richiesti da enti controllanti);

Il costo del commercialista varia da zona a zona e da professionista a professionista. Uno dei fattori più importanti che ne determinano il prezzo è il grado di impegno richiesto per la tua attività: un numero di fatture elevato lo aumenterà.

Supponendo che all’inizio il tuo giro d’affari non sia molto elevato e che presenterai poche fatture da contabilizzare, il costo del tuo commercialista sarà in media tra i 500 e i 1.000 euro all’anno.

Costi di tenuta annuali: sommario
Tipo costoPrezzo (min)Prezzo (max)
Iscrizione Camera di Commercio0,00€120,00€
Assistenza commercialista400,00€1.000,00€

Costi di gestione

I costi di gestione sono le spese che devi sostenere durante la tua attività come ad esempio l’acquisto di materie prime, di beni, di servizi o il pagamento di imposte e tasse. Tutte queste spese possono essere suddivise in due categorie: fisse e variabili. Ecco qui di seguito quelle più importanti di entrambe le categorie:

Costi fissi

I costi fissi sono quelli che non dipendono da quanto riesci a vendere/produrre e sono:

  • Affitto (del punto vendita, del magazzino, ecc);
  • Macchinari (acquisto, manutenzione e riparazione) ;
  • Personale (retribuzioni, TFR, oneri sociali);
  • Premio INAIL (se assumi dipendenti, se sei un artigiano o se la tua attività è riconosciuta come “rischiosa”);

Costi variabili

I costi variabili sono invece quelli che aumentano e/o diminuiscono in base a quanto vendi/produci e sono:

  • Materie prime (indispensabili per creare e vendere il tuo prodotto o servizio);
  • Bollette (dell’acqua, della luce, del gas, del telefono);
  • Servizi commerciali (commissioni e pubblicità);
  • Tasse da pagare al fisco (ovviamente, più guadagni, più tasse dovrai pagare).

Costi INPS

Discorso a parte lo meritano i contributi INPS, il cui costo si calcola in maniera differente a seconda che tu sia una impresa commerciale (quindi iscritta al Registro delle Imprese) oppure un libero professionista (non iscritto):

  • Impresa commerciale: dovrai pagare un contributo fisso minimo all’INPS pari a circa 3.000 euro anni. Questo contributo va pagato anche se i tuoi guadagni sono pari a zero.
  • Libero professionista: non dovrai pagare alcun contributo fisso all’INPS. I contributi verranno calcolati in percentuale, circa il 27% dei tuoi guadagni. Se non guadagnerai nulla allora non pagherai contributi INPS.

Tasse

Quello delle tasse rappresenta sicuramente l’argomento più scottante per gli aspiranti imprenditori e liberi professionisti, perché incide maggiormente sul guadagno netto derivante dall’attività. Le principali tasse che devi pagare sono l’IRPEF, le addizionali IRPEF regionali e comunali, l’IVA e l’IRAP. Ecco nel dettaglio cosa sono:

  • IRPEF: imposta sul reddito delle persone fisiche;
  • IVA: imposta sul valore aggiunto;
  • IRAP: imposta regionale sulle attività produttive.

L’importo di queste tasse varia soprattutto in base al regime fiscale a cui appartieni, in Italia ci sono due tipi di regimi principali: quello ordinario (il più costoso) e quello forfettario (il più economico). L’appartenenza è definita da specifici requisiti dell’Agenzia delle Entrate che bisogna rispettare.

Regime ordinario

Il primo di cui ti parlo è il regime ordinario (il più costoso) a cui devi appartenere se non puoi accedere a quello forfettario. Qui di seguito trovi una tabella delle principali imposte. Tutte le percentuali elencate sono espresse in riferimento alle aliquote sul tuo reddito imponibile.

Regime ordinario: sommario
Tipo impostaAliquota (min)Aliquota (max)
IRPEF23%43%
Addizionali IRPEF0%1%
IVA22%
IRAP3,9%

Fortunatamente, i costi di gestione della tua attività sono deducibili. Significa che, tutti i costi che sostieni per l’esercizio della tua attività (fissi e variabili che ti ho elencato prima), vanno a diminuire il tuo reddito imponibile (ovvero quello su cui saranno effettivamente calcolate le tasse).

Esempio

Se nell’anno 2016 guadagni 10.000 euro e hai 3.000 euro di costi di gestione, le tasse andranno calcolate su 7.000 euro e non su 10.000. Il discorso, però, cambia se apri la partita IVA con il nuovo regime forfettario agevolato (ex contribuenti minimi), come ti mostrerò più avanti.

Regime fiscale forfettario agevolato

Il regime forfettario è un regime agevolato grazie al quale puoi pagare un’unica tassa, che si chiama imposta sostitutiva, al posto di tutte le imposte sopra elencate (IRPEF, IRAP, addizionali, IVA). Per aderire a questo regime devi rispettare alcuni requisiti dettati dall’Agenzia delle Entrate, tra cui quello relativo al fatturato annuale che non deve superare alcuni importi massimi.

Questa imposta sostitutiva, nel regime agevolato, è pari al 15% e si calcola “forfettariamente”: non sul tuo guadagno annuo, ma solo su una percentuale di esso, percentuale che varia in base al tuo codice ATECO (il numero che identifica la tua attività: agente di commercio, artigiano infermiere, ingegnere, psicologo, altro libero professionista, ecc.).

Esempio

Supponi di essere un avvocato e di avere quindi codice Ateco 69.10.10. In questo caso, il limite massimo di guadagno previsto dall’Agenzia delle Entrate perché tu possa rientrare nel regime forfettario, è di 30.000 euro. Sul tuo guadagno, in base al codice Ateco, è prevista l’applicazione di un’imposta sostitutiva del 15% sul 78% dell’imponibile. La tassa non va quindi calcolata su 30.000 euro, ma sul 78% di 30.000 euro.

Una importante novità del regime forfettario agevolato è che non è più destinato solamente ai giovani con meno di 35 anni d’età (come era previsto in passato dal regime dei minimi), ma a tutti gli imprenditori di qualsiasi età che, in possesso dei requisiti, decidono di aprire partita IVA.

Altra novità riguarda la permanenza nel regime che ora non ha più scadenze (in passato era possibile aderirci per massimo 5 anni e fino al compimento dei 35 anni): puoi aderire al regime forfettario per tutta la durata della tua attività, ovviamente sempre se sussistono i requisiti previsti dall’Agenzia delle Entrate.

Regime forfettario: sommario
Tipo impostaAliquota
IRPEF0%
Addizionali IRPEF0%
IVA0%
IRAP0%
Imposta unica15%

Attenzione

Il regime forfettario ha molti vantaggi ed un solo svantaggio: non puoi scaricare nessun costo di gestione della tua attività, se non solamente quello dei contributi INPS.

Esempi di calcolo

Ora che conosci tutti i costi principali dell’apertura e gestione della partita IVA, ti offro due esempi per comprendere meglio come dedurre i costi e come calcolare le tasse sul reddito imponibile. Scoprirai qual è l’utile netto di un libero professionista nel caso in cui appartenga al regime ordinario e nel caso in cui appartenga a quello forfettario.

Esempio regime ordinario

Se sei un libero professionista che lavora in un ufficio in affitto, e usi quindi soprattutto il computer e il telefono, allora avrai pochi costi di tenuta e di gestione della tua attività rispetto a un commerciante. Supponi che l’anno scorso hai guadagnato 45.000 euro di fatturato e i tuoi costi siano stati i seguenti:

Costi di attività
NomeTipo costoAmmontare
CommercialistaFisso1.500€
Affitto (12 mesi)Fisso7.200€
Camera di commercioFisso120€
Strumenti per ufficioVariabile1.200€
Acquisto pubblicitàVariabile500€
BolletteVariabile3.000€
Totale13.520€

A questo punto puoi ottenere l’utile lordo dell’anno scorso sottraendo al fatturato che hai ottenuto i costi che hai dovuto sostenere per la tua azienda. Secondo i dati prima assunti, il tuo utile lordo è di 31,480 euro.

Calcolo utile lordo
Tipo di voceAmmontare
Fatturato+ 45.000€
Totale costi– 13.520€
Utile lordo31.480€

Ora che hai trovato il tuo utile lordo devi sottrarre ad esso i costi per i contributi INPS, che nel caso del libero professionista sono del 27% dell’utile lordo. Nel tuo caso paghi quindi 8.500 euro di contributi INPS. Quello che rimane è l’utile al netto dell’INPS, nel tuo caso è quindi 22.980 euro.

Calcolo utile al netto dell’INPS
Utile lordo+ 31.480€
Contributi INPS– 8.500€
Utile al netto dell’INPS22.980€

L’ultimo passo consiste nel sottrarre all’utile al netto dell’INPS l’aliquota riguardante l’IRAP e dell’IRPEF nell’ordine. In questo caso l’IRAP da pagare è di 896 euro (il 3,9% sull’utile di 22.980 euro) mentre l’IRPEF da pagare è di 5.079 euro (il 23% sull’utile a cui è stata sottratta l’IRAP). Alla fine dei conti il tuo utile netto è di: 17.005€.

Calcolo utile netto
Utile al netto dell’INPS+ 22.980€
IRAP– 896€
IRPEF– 5.079€
Utile netto17.005€

Esempio regime forfettario

Se rientri nei requisiti del regime forfettario dell’Agenzia delle Entrate per la tua tipologia di attività allora non paghi l’IRAP e l’IRPEF, nè le relative addizionali. Ma non puoi scaricare i costi d’impresa come nel regime ordinario.

Supponi un fatturato di 38.000 euro. In questo caso devi per prima cosa calcolare l’utile al netto dell’INPS a partire dal tuo fatturato. L’aliquota che applichi è sempre del 27% come nel caso precedente. L’utile così ottenuto è di 27.740 euro.

Calcolo utile al netto dell’INPS
Fatturato+ 38.000€
Contributi INPS– 10.260€
Utile al netto dell’INPS27.740€

Infine, per ottenere l’utile netto, devi sottrarre all’utile al netto dell’INPS di 27.740 euro l’imposta sostitutiva relativa al tuo codice ATECO (per esempio il 15% sul 75% dell’imponibile) che nel tuo caso è di: 3.120 euro. In questo modo il tuo utile netto finale è di: 24.620 euro.

Calcolo utile netto
Utile al netto dell’INPS+ 27.740€
Imposta sostitutiva3.120€
Utile netto24.620€

Conclusioni

Come hai visto, aprire partita IVA necessità di spirito di iniziativa, sacrificio, capacità di gestire i costi e le avversità che via via incontrerai durante il tuo cammino. Essere un lavoratore autonomo significa che non potrai più dormire sonni tranquilli sapendo che ogni mese troverai il tuo stipendio fisso sul conto corrente.

D’altronde però, diventare un imprenditore o un libero professionista ti darà tantissime soddisfazioni: non dipenderai da nessuno, gestirai la tua attività come meglio credi e, se hai successo, i tuoi guadagni saranno ben oltre quelli di un semplice dipendente.