In cosa consiste la politica economica? Quando si può parlare di politica economica espansiva, quando restrittiva? In economia la politica economica è rappresentata da tutti quei provvedimenti, riforme e/o interventi messi in atto dai poteri pubblici (dal governo, dalla BCE, etc.) destinati a modificare o sostenere l’andamento del sistema economico.

L’andamento di un sistema economico può riferirsi a un’area ristretta (provincia, regione) o a un’area più ampia (nazione, continente, etc). Molto spesso in Italia, quando si parla di sistema economico, ci si riferisce all’andamento dell’economia di un Paese o dell’area Euro. Cosa si intende per andamento economico?

Non è difficile comprendere il significato di queste parole, poichè il popolo lo sente sulla sua stessa pelle se l’economia e il benessere di un Paese aumentano o diminuiscono, se aumenta o diminuisce la disoccupazione, la disponibilità di denaro, i servizi pubblici.

Teoricamente e matematicamente, esiste una formula, un indice, che ha lo scopo di sintetizzare l’andamento economico di una nazione. È l’andamento del prodotto interno lordo, il PIL. Il Prodotto Interno Lordo é il totale del valore dei beni e servizi prodotti in una determinata zona, solitamente si riferisce a una nazione. Viene espresso in economia, con questa formula (detta formula di Keynes):

Y=C+G+I+(X-M)

dove Y è il PIL

C: i consumi
G: la spesa pubblica
I: gli investimenti
X: le esportazioni
M: le importazioni

Come é facile dedurre, in questa formula, se aumentano i consumi (C), il PIL aumenta, così come se aumentano G o X (a parità degli altri fattori). Il PIL quindi é composto da una serie di elementi.

Politica economica espansiva e restrittiva

La politica economica tocca ognuno di questi elementi. Ogni manovra, intervento o riforma messa in atto dallo Stato, tocca uno degli elementi principali del PIL. Facciamo alcuni esempi:

ESEMPIO 1. Lo stato decide di aumentare le tasse. C (consumi) potrebbe subire una diminuzione. A causa delle tasse infatti, i cittadini hanno meno denaro da spendere e quindi i consumi si riducono.

ESEMPIO 2. Le banche aumentano i tassi di interesse. Ottenere un prestito sarà più difficile e costoso e quindi se ne chiederanno meno. Le imprese che prima contavano sui prestiti delle banche, ora non potranno più farlo e potrebbero essere costrette a ridurre gli investimenti. I (investimenti) diminuisce e di conseguenza anche il PIL (a parità degli altri fattori).

L’esempio 1 e l’esempio 2 rappresentano due casi di politica economica restrittiva, poichè portano sostanzialmente a una riduzione del PIL. Al contrario, se per esempio lo Stato riduce le tasse, i cittadini ne traggono beneficio, hanno più denaro a disposizione, possono quindi risparmiare o spendere, le imprese investire e creare occupazione. Il PIL aumenta. La politica economica che va a diminuire o aumentare la pressione fiscale si dice politica fiscale (espansiva o restrittiva), quella che il complesso della moneta in circolazione é detta politica monetaria (espansiva o restrittiva). Occorre però considerare che, se per esempio uno Stato aumenta le tasse, ma poi con il gettito fiscale in più aumenta i servizi pubblici, il benessere dei cittadini aumenta comunque. Inoltre la spesa pubblica é un elemento del PIL, per cui maggiore spesa pubblica potrebbe portare a un aumento del PIL

La politica economica restrittiva, come é facile immaginare, può assumere un’accezione negativa per alcuni versi, ecco perchè negli ultimi anni, alcuni preferiscono chiamarla, eufemisticamente, “politica di austerità”. L’austerità infatti spesso colpisce proprio i cittadini e le imprese, a vantaggio delle casse dello Stato. Se questo denaro che lo Stato riceve dalla magiore imposizione, lo utilizza per aumentare il livello dei servizi in uno Stato, il livello del benessere potrebbe aumentare. Se queste risorse invece vengono spese male, sciupate, l’impatto sull’economia é nefasto.