Non tutte le collaborazioni lavorative sono a lunga durata, ci sono casi in cui si presta una collaborazione solo per un breve periodo e in modo non continuativo. In questi casi si parla di Prestazione occasionale che può essere pagata tramite una ricevuta con ritenuta d’acconto.

In questa guida ti spiego come funziona la prestazione occasionale, ti elenco i casi in cui si può fare (anche con quali limiti), quali sono le tasse da applicare e come funziona il pagamento, che differenze ci sono tra quella tra privati e di tipo accessorio, come vengono gestiti i contributi e come gestire il caso in cui sei in disoccupazione NaspI.

Cos’è

La prestazione occasionale, così come definita dall’art. 2222 del Codice Civile é un’attività di lavoro autonomo occasionale compiuta senza alcun vincolo di subordinazione e di coordinamento con il committente (datore di lavoro).

Il lavoratore occasionale quindi é del tutto autonomo nel gestire la sua attività: non ha giorni o orari stabilisci e gestisce il suo lavoro autonomamente.

Come funziona

Il committente consegna al collaboratore occasionale una “lettera di incarico” in cui sono indicati i dati dell’azienda, quelli del lavoratore autonomo e ovviamente le attività per cui é pagato il collaboratore. Nella lettera di incarico occorre chiaramente indicare che si tratta di attività occasionale senza alcun vincolo di subordinazione con il committente.

Per ricevere il compenso poi, il prestatore occasionale emette una ricevuta a cui applica la ritenuta d’acconto (ossia le tasse, che però dovranno essere versate al fisco dal datore di lavoro). Se il compenso indicato nella ricevuta é maggiore di 77,47 euro occorre applicare una marca da bollo da 2 euro.

Attenzione

Le collaborazioni occasionali ordinarie non vanno confuse con le prestazioni occasionali di tipo accessorio. Queste ultime infatti sono delle prestazioni meramente saltuarie e non vengono pagate con la ricevuta per prestazione occasionale, ma con i voucher INPS.

Quando si può fare: limiti

Affinché la collaborazione sia occasionale e non abituale, é necessario che rispetti i seguenti requisiti:

  1. La collaborazione presso uno stesso committente non deve superare i 30 giorni solari nell’arco di un anno. E’ quindi possibile avere più committenti purché la collaborazione con ognuno di loro non superi i 30 giorni annuali.
  2. La somma di tutti i compensi, quindi percepiti dalla totalità dei committenti, non deve superare i 5.000 euro netti annui.

Se vengono superati i suddetti limiti la collaborazione non é più occasionale ma diventa abituale e professionale: dovrà quindi trasformarsi in contratto a progetto, di lavoro subordinato oppure con partita IVA a seconda dei casi.

Esempio

Hai stipulato un contratto di collaborazione occasionale con l’azienda A per 1.800 euro annui e un altro contratto con l’azienda B per 2.000 euro annui. Entrambe le collaborazioni sono occasionali e non superano i 30 giorni annui (30 giorni per il lavoro da svolgere per A e 30 giorni per il lavoro da svolgere per B, quindi 60 giorni). La prestazione rispetta i requisiti per essere considerata occasionale.

Esempio

Hai stipulato un contratto di collaborazione occasionale con l’azienda A per 1.800 euro annui, un altro contratto con l’azienda B per 2.000 euro annui ed infine un terzo contratto con l’azienda B per 4.000 euro. Le collaborazioni non superano i 30 giorni annui ognuna, ma la somma dei compensi, essendo di 7.800 euro va oltre 5.000 euro.

 

Il lavoratore non può quindi considerarsi occasionale: é un lavoratore abituale e professionale e il suo lavoro dovrà essere inquadrato diversamente, sia sotto il profilo fiscale che contributivo INPS.

Ricevuta

Se sei un collaboratore occasionale, alla fine del lavoro (oppure ogni mese o secondo gli accordi), dovrai rilasciare al tuo datore di lavoro una “ricevuta per prestazione occasionale”. Si tratta di una specie di fattura. Ovviamente non é una fattura, perché manca la partita IVA, ma é comunque un documento fiscale a tutti gli effetti e che serve a mettere in regola il tuo lavoro.

Nella ricevuta devi indicare i tuoi dati, il tuo codice fiscale, i dati del tuo committente e la sua partita IVA, il lavoro svolto, il compenso lordo, la ritenuta d’acconto applicata, il compenso netto ed infine il mezzo di pagamento (Paypal, conto corrente, ecc.). da questo link puoi scaricare un fac simile modello ricevuta prestazione occasionale da compilare con i tuoi dati.

In realtà quasi sicuramente non hai bisogno di scaricare nessun fac simile, perché di solito sono le stesse aziende datrici di lavoro a predisporre un modello di ricevuta per prestazione occasionale.

Alla fine del lavoro (o secondo diversi accordi), é la stessa azienda a contattarti e a consegnarti la ricevuta, su cui sono già stati fatti tutti i calcoli: compenso lordo, netto, ritenuta d’acconto e su cui sono stati anche inseriti i tuoi dati e quelli dell’azienda.

Tu dovrai solo firmarla e consegnarla al datore di lavoro (ovviamente la ricevuta deve essere in duplice copia perché una deve rimanere a te).

Tassazione e pagamento

Una volta consegnata la ricevuta al tuo datore di lavoro, sarà quest’ultimo a dover versare la ritenuta d’acconto all’Agenzia delle Entrate. Tu quindi al momento dell’incasso del compenso non devi fare nulla.

L’anno successivo però, il tuo datore di lavoro é obbligato a inviarti la Certificazione dei compensi e delle ritenute operate: una sorta di mini CUD in cui sono indicati i compensi che ti sono stati pagati e le ritenute d’acconto versate.

Questo mini CUD ti sarà utile per fare la dichiarazione dei redditi (tramite modello 730 o modello Unico). Se hai più Cud e mini Cud puoi portarli al tuo consulente fiscale (commercialista, CAF, patronato, ecc.) per fare la dichiarazione dei redditi.

Se hai solo redditi derivanti da collaborazioni occasionali non sei obbligato a presentare la dichiarazione, ma potrebbe comunque convenirti per ottenere un rimborso delle tasse, se ti spetta. Il tuo consulente comunque, prima di inviare la dichiarazione dei redditi, farà tutti i conti e saprà già dirti quanto ti spetta di rimborso.

Se invece oltre alle collaborazioni occasionali hai altri redditi di tipo non occasionale (per esempio da lavoro dipendente, a progetto, da affitto di immobili, ecc.) sei obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi perché é necessario fare il “conguaglio”, ossia sommare tutti i tuoi redditi e verificare se sei in debito o a credito con il fisco.

Nel primo caso dovrai pagare una maggiorazione di IRPEF, nel secondo caso riceverai un rimborso.

Ricorda di portare dal commercialista, oltre a CUD e mini CUD, anche tutte le ricevute delle spese che hai sostenuto durante l’anno (spese mediche, per medicinali, veterinarie, odontoiatriche, spese per gli asili, spese scolastiche, ecc.) perché sono spese detraibili dalle tasse e quindi contribuiranno ad aumentare l’importo che il fisco deve rimborsarti (o comunque a diminuire il debito che hai tu).

Tra privati

Può succedere che sia il collaboratore occasionale sia il datore di lavoro siano entrambi senza partita IVA. E’ il classico caso delle prestazioni occasionali tra privati. Ovviamente se la prestazione é di tipo occasionale, nessuno dei due é obbligato ad aprire partita IVA, non avrebbe alcun senso.

Per regolare la prestazione é possibile emettere una ricevuta di prestazione occasionale tra privati. In questo caso però, l’importo lordo inserito nella ricevuta coincide con il netto. Il tuo committente infatti, non avendo partita IVA, non funge da sostituto di imposta e quindi non può versare per tuo conto la ritenuta al fisco.

Sarai tu quindi, in fase di dichiarazione dei redditi (che quindi a questo punto diventa obbligatoria) a dover dichiarare i compensi percepiti in qualità di prestazione occasionale, nella sezione “Altri redditi”. Con la dichiarazione saranno calcolate le imposte dovute. da questo link puoi scaricare un fac simile modello di ricevuta prestazione occasionale tra privati.

Di tipo accessorio

Le prestazioni occasionali non vanno confuse con il lavoro accessorio. Queste ultime sono infatti prestazioni lavorative meramente saltuarie e che non sono riconducibili a nessuna tipologia contrattuale di lavoro, essendo appunto del tutto sporadiche.

Il pagamento del lavoro accessorio avviene con i cosiddetti “voucher” o “buoni lavoro” che il committente può comprare dall’INPS oppure dalle Poste italiane. Ogni voucher ha un valore lordo di 10 euro e, siccome garantiscono copertura assicurativa INAIL e previdenziale INPS, per il lavoratore hanno un valore netto di 7,5 euro.

L’articolo 48 del D.Lgs. 81/2015 ha stabilito che, affinché l’attività possa essere qualificata come accessoria, devono essere posti dei limiti, che ogni anno vanno rivalutati in base all’andamento dei prezzi su base ISTAT. I limiti previsti per il 2016 sono:

  1. Il totale dei redditi ottenuti con lavoro di tipo accessorio non deve essere maggiore di 7000 euro netti (9.333 euro lordi) per anno solare. Il limite si riferisce al totale dei committenti.
  2. Il lavoro svolto a favore di imprese commerciali e liberi professionisti non deve essere maggiore di 2.020 euro netti (2.693 € lordi) per ogni singolo committente.

Attenzione

Se stai percependo l’indennità di disoccupazione NaspI, il limite del punto 1, ossia quello riferito alla somma dei committenti, non deve superare i 300o0 euro annui netti (4.000 euro lordi). Se superi questo limite perdi lo status di disoccupato e non hai più diritto alla NaspI.

 

Inoltre, in base al tuo reddito percepito, potresti essere obbligato a comunicare l’inizio del tuo lavoro accessorio all’INPS. Trovi maggiori informazioni nella circolare INPS n. 170 del 2015.

Contributi

Le collaborazioni occasionali non prevedono il pagamento di contributi INPS. Tuttavia, come stabilito dall’articolo 44 comma 2 del D.L. 269/2003, i lavoratori autonomi occasionali che superano il limite di 5.000 euro annui nell’anno solare per la totalità dei committenti, devono iscriversi alla Gestione Separata INPS e versare i contributi.

Disoccupazione NaspI

Se sei titolare di una prestazione INPS a sostegno del reddito, per esempio l’indennità di disoccupazione NaspI e hai trovato lavoro come collaboratore occasionale, entro un mese dall’inizio dell’attività devi avvisare l’INPS. Nella comunicazione devi indicare il reddito annuo che presumi di guadagnare con la collaborazione.

Se il tuo reddito é:

  • Superiore a quello previsto per mantenere lo stato di disoccupato, non hai più diritto a percepire la NaspI;
  • Inferiore a quello previsto per mantenere lo stato di disoccupato, la tua NaspI viene ridotta dell’80% del reddito presunto.

Esempio

Percepisci una NaspI di 1.000 euro. Presumi di guadagnare 200 euro al mese per tre mesi con una o più collaborazioni occasionali. Devi informare l’INPS e la tua NaspI, per i tre mesi in cui lavori sarà ridotta dell’80% di 200 euro, ossia di 160 euro al mese. La Naspi quindi, per quei tre mesi passerà da 1000 a 840 euro mensili.