Il trattamento di fine rapporto TFR, chiamato anche buonuscita oppure liquidazione, è una somma di denaro che il datore di lavoro accantona e che pagherà al lavoratore nel momento in cui il rapporto di lavoro termina (per dimissioni, licenziamento o pensionamento).

Da marzo 2015, è stata introdotta in Italia, la possibilità di chiedere al datore di lavoro di pagare, parte di questo TFR, direttamente nella busta paga mensile. Il dipendente quindi, insieme alla retribuzione, può chiedere di inserire anche la quota di TFR maturata mensilmente. E’ una scelta conveniente oppure no?

TFR

Calcolo convenienza: pro e contro

Prima di scegliere di avere il TFR in busta paga, occorre fare delle valutazioni. La scelta del TFR in busta paga, comporta infatti due aspetti negativi che non si possono sottovalutare:

  • il vincolo temporale;
  • la perdita della rivalutazione annuale del Tfr;
  • la maggiore tassazione da pagare (nella grande maggioranza dei casi).

Vincolo temporale

Se decidi di chiedere il pagamento del TFR in busta paga, poi non potrai modificare questa scelta per un bel po’. L’opzione infatti, se esercitata, è irrevocabile fino al 30.06.2018.

Rinuncia alla rivalutazione annuale

Di regola, il TFR accantonato viene rivalutato ogni anno dell’1,5% (misura fissa) + il 75% dell’inflazione di quell’anno. Quindi ad esempio un anno l’inflazione è pari al 2%, il tasso di rivalutazione sul TFR sarà pari al 3%, ossia 1.5% di misura fissa + 1,5% (75% di 2%).

Se il TFR viene pagato al lavoratore, quella quota di TFR non viene quindi più rivalutata negli anni successivi (perchè appunto sarà già corrisposta al lavoratore) e, di conseguenza, si ha una perdita di denaro.

Tassazione più alta

Al TFR pagato normalmente, ossia alla fine del rapporto di lavoro, si applica la cosidetta “tassazione separata”, ossia l’aliquota Irpef media degli ultimi 5anni di lavoro.

Al TFR in busta paga inece, si applica la tassazione ordinaria IRPEF. Può quindi succedere che, a causa dell’aggiunta del TFR, ti sia attribuito uno scaglione IRPEF più alto e, di conseguenza, aumenti la tassazone, al punto da vanificare quasi completamente la presenza del TFR in busta paga!

Quindi, che fare? Chiedere il Tfr in busta paga o no? Probabilmente la risposta è no: ti conviene guadagnare quel poco in più al mese, per vederti ridotta la liquidazione alla fine del rapporto di lavoro? In fondo, quei 50 euro al mese in più non cambieranno certo la tua vita, ma 30/40 mila euro alla fine del rapporto di lavoro (supponendo che tu rimanga con quel datore di lavoro fino alla pensione), sono un bel gruzzoletto, che ti permetterà di affrontare con maggiore serenità la vecchiaia.

Ovviamente, ci sono singoli casi per cui 50 euro al mese in più possono anche far comodo, ferme restando tutte le rinunce di cui sopra. A te la scelta.