Ieri un tuo cliente ti ha pagato tramite assegno ma, una volta fattasi sera, ti sei reso conto che la data indicata era 30 giorni più in là rispetto ad oggi. La prima domanda che ti è balenata in mente è: “possibile che non me ne sia accorto?” Seguito poi da: “ma adesso come faccio a riscuotere questo assegno postdatato?”.

In questa guida sull’assegno postdatato ti spiego cos’è e come funziona, quali sono le sanzioni per chi lo compila, come avviene la regolarizzazione, quando è possibile incassarlo (prima o dopo la data indicata), quando farlo valere come titolo esecutivo, come funziona la garanzia e dunque come bloccarlo.

Cos’è e come funziona

Un assegno postdatato é un assegno che riporta una data successiva a quella di reale emissione. La legge é chiara in tal senso: quando fai un assegno, devi indicare sempre la vera data di compilazione. Se quindi oggi é il 31 marzo 2018, devi inserire questa data sul tuo assegno.

Se oggi é il 31 marzo 2018 ma tu inserisci una data successiva, ad esempio 15 aprile 2018, 30 aprile 2018, 12 maggio 2018 o altre date, allora l’assegno si dice “postdatato”. Perché mettere una data successiva a quella di reale emissione? Per capire il perché bisogna partire dalla definizione di assegno e quella di cambiale:

  • Un assegno é un titolo subito pagabile, per cui deve avere per legge la stessa data di emissione. Inoltre può essere emesso gratuitamente.
  • La cambiale é invece un titolo che riguarda un pagamento futuro, é una promessa di pagamento. La sua emissione non é gratuita: si paga un’imposta del 12 per mille sulla somma.

Esempio

Se emetti una cambiale da 1.000 euro, devi pagare anche il 12 per mille di imposta, quindi in totale 1.012 euro. Se emetti un assegno postadato della stessa somma, dovrai pagare solo 1.000 euro, senza nessuna imposta.

Quindi tra cambiale e assegno postadato conviene chiaramente il secondo. Non é comunque giusto emettere un assegno postdatato al posto di una cambiale, allo scopo di non pagare l’imposta di bollo. Infatti, fino a qualche anno fa, gli assegni postdatati erano illegali e chi li emetteva era perseguibile persino penalmente.

L’assegno postdatato però ha continuato e continua tutt’oggi a essere molto utilizzato, Il legislatore quindi, presa coscienza di un fenomeno che continua a dilagare, ha deciso di “declassare” l’emissione di assegni postdatati da reato penale a semplice illecito amministrativo (D. L. 507/99). Pagato quindi con una sanzione.

Attenzione

Gli assegni postdatati, seppur molto utilizzati e pur non rappresentando più un reato di natura penale, continuano a essere dei titoli “irregolari”. Di conseguenza la data successiva é nulla e il prenditore, se vuole, può recarsi anche subito in banca a incassare il denaro (a determinate condizioni, come vedremo più avanti).

Tuttavia, un altro scopo per cui molti emettono un assegno postdatato, é perché sanno che, prima della data stabilita sull’assegno, non avranno denaro disponibile sul conto corrente utile a coprire l’assegno. Il beneficiario quindi, se decide di andare a riscuoterlo prima della data presente sul titolo, rischia di trovarlo “scoperto”.

Sanzioni amministrative

L’assegno postdatato, con il D. L. 507/99 non é più illegale e, in definitiva, la sanzione scatta nel momento in cui il beneficiario si presenta in banca per riscuoterlo e lo trova “scoperto”.

Un assegno postdatato rappresenta un’evasione fiscale dell’imposta di bollo (anche se di piccola entità): si emette al posto della cambiale, la quale, al contrario dell’assegno, prevede un’imposta di bollo pari al 12 per mille sull’importo. In questo caso, la persona che ha ricevuto un assegno postdatato di solito si comporta così:

  1. Conserva l’assegno nel cassetto e lo incassa solo nel giorno in esso indicato. A quel punto nessuno sa se quello era un assegno postdatato e quindi non sorge nessun problema.
  2. Decide a tutti i costi, o lo fa per sbaglio, di incassare l’assegno prima della data indicata. A questo punto occorre sanare l’evasione fiscale tramite la cosiddetta “regolarizzazione fiscale”.

Regolarizzazione

Se possiedi un assegno postdatato puoi comunque incassarlo prima della data indicata in esso, purché lo “regolarizzi”. Chi l’ha emesso infatti, ha usato l’assegno al posto della cambiale (il titolo adeguato per i pagamenti futuri) e così ha evitato il pagamento dell’imposta di bollo, pari al 12 per mille della somma indicata.

Come regolarizzare

L’articolo 121 della Legge sull’assegno bancario (Regio Decreto 1736/1933) stabilisce che la regolarizzazione fiscale é a carico del prenditore e non di colui che ha emesso l’assegno. Se quindi hai ricevuto un assegno postdatato ma vuoi incassare subito la somma, per regolarizzarlo devi pagare all’Agenzia delle Entrate:

  • L’imposta di bollo evasa, quindi il 12 per mille della somma indicata sull’assegno;
  • Una sanzione pari al doppio dell’imposta non versata, quindi il 24 per mille della somma indicata.

Esempio

Per regolarizzare un assegno di 1.000 euro, dovrai pagare all’Agenzia delle Entrate 12 euro di imposta di bollo e 24 euro di sanzione.

Incasso

Puoi incassare un assegno postdatato anche prima della scadenza. Di solito chi emette un assegno postdatato lo fa “in accordo” con il beneficiario, il quale si impegna a presentarsi in banca per l’incasso non prima della data stabilita sull’assegno stesso. Conserva comunque il diritto di presentarlo anche prima e se decide di farlo può trovarsi in due situazioni:

  1. In banca c’é la somma sufficiente: può incassare l’assegno, pagando però l’imposta di bollo + le sanzioni (ossia 0,12% + 0,24% calcolato sull’importo dell’assegno). Imposte e sanzioni sono infatti a carico del prenditore e non del debitore (art. 121 R.D. 1736/1933)
  2. In banca non c’è la somma sufficiente. A questo punto la banca avvisa il cliente emittente di provvedere al deposito della somma necessaria. L’emittente che continua a non pagare, rischia l’iscrizione al CAI (Centrale d’allarme interbancaria presso la Banca d’Italia) che tiene un elenco di tutti i “cattivi pagatori” e a cui accedono tutte le banche. Difficilmente una banca rilascia nuovi libretti o stipula convenzioni di assegno con persone iscritte al CAI.

Titolo esecutivo

Come stabilito dalla Cassazione Civile con la sentenza 5069/2010, l’assegno postdato non rappresenta un titolo esecutivo, neanche se viene regolarizzato fiscalmente con il pagamento dell’imposta di bollo e delle sanzioni. Il titolo quindi, essendo irregolare, non rappresenta titolo valido per richiedere un decreto ingiuntivo.

L’unico modo per rendere “regolare” un assegno postdatato é quello di aspettare la scadenza e presentarsi non prima di quella data. In questo modo la banca non può sapere che si tratta di un assegno postdatato e quindi, a quel punto, l’assegno rappresenta titolo esecutivo a tutti gli effetti.

Garanzia e protesto

Nella prassi, il debitore consegna un assegno postdatato a garanzia del credito. In questo modo, se non paga alla data stabilita del pagamento, che corrisponde alla stessa data indicata nell’assegno, il creditore può usarlo come titolo esecutivo: se si reca in banca alla scadenza (e non prima), infatti, nessuno può sapere che si tratta di un assegno postdatato.

Una volta in banca, cosa succede se trova l’assegno scoperto, ossia non c’è denaro sufficiente sul conto corrente del suo debitore? A questo punto può farlo valere come titolo esecutivo e quindi elevare protesto verso l’inadempiente, poiché nessuno sa che si tratta di assegno postdatato (che in quanto tale non rappresenta titolo esecutivo).

Bloccare

Le situazioni di blocco dell’assegno postdatato sono due:

1. È già arrivata la data indicata sull’assegno e non é ancora stato riscosso dal creditore

L’assegno diventa quindi effettivo, perché nessuno può verificare che si tratta di assegno postdatato. Puoi annullarlo mettendoti d’accordo con il tuo creditore: insieme strapperete l’assegno e la storia finisce lì.

Attenzione

Non si può ordinare alla banca di annullare l’assegno: deve essere il creditore ad accettare la richiesta.

Attenzione

Alcuni consigliano, poco furbescamente, di andare dai carabinieri e presentare denuncia di smarrimento dell’assegno. Cosa molto grave perché nel momento in cui il creditore si presenta in banca per l’incasso, egli viene trattenuto e inizia a suo carico un procedimento penale di furto, A quel punto sarà coinvolto anche il debitore e la verità verrà a galla.

2. Non é ancora arrivata la data indicata sull’assegno.

A questo punto, l’unica cosa da fare é andare in banca a chiedere l’annullamento, fai una doppia brutta figura: primo perché hai emesso un assegno postdatato e quindi sei già in una situazione illegittima; secondo perché la banca non può annullarlo.

Non ti resta quindi altro da fare che contattare il tuo creditore per trovare insieme un nuovo accordo: l’assegno può essere strappato oppure su di esso apposta la dicitura “Annullato”.