Conviene aprire una partita IVA in Italia? Questa é forse la prima domanda che si pone un aspirante imprenditore o libero professionista. Come aprire una partita IVA e quanto costa? Quali sono le spese da mettere in conto per il mantenimento dell’attività? Sono previste delle agevolazioni per chi non supera un certo reddito di impresa?
Essenzialmente, il nostro ordinamento prevede due tipi di partita IVA: quello a regime ordinario e il regime per i contribuenti minimi. I costi cambiano moltissimo a seconda che si aderisca all’uno o all’altro. Il regime dei minimi ha dei grossi vantaggi amministrativi e fiscali, ma occorrono alcune condizioni perchè l’imprenditore o il libero professionista vi possano aderire.
Come aprire una partita IVA e quanto costa
Aprire una partita IVA é semplice: basta fare una sola comunicazione online al Registro delle Imprese (Comunicazione Unica), indicando il codice ATECO (codice identificativo della nostra attività). Il Registro delle Imprese si occuperà di inviare la comunicazione sia alla Camera di Commercio che all’INPS. Ci arriveranno quindi a casa i vari documenti di apertura e il riepilogo contributivo INPS da seguire nell’anno. Se facciamo tutto da soli possiamo considerare una spesa di apertura partita IVA circa 100 euro, tra bolli e carte varie. Se invece preferiamo rivolgerci a un commercialista, spenderemo dai 50 ai 150 euro in più, per il suo onorario ovviamente.
Il costo per aprire la partita IVA é quindi decisamente irrisorio. Il vero costo, consistente, é il mantenimento della partita IVA. Dovremo pagare infatti i contributi INPS (minimo 250 euro al mese se impresa commerciale; in proporzione ai nostri guadagni se liberi professionisti), dovremo poi pagare IVA, IRPEF, IRAP. Se vogliamo fare un quadro generale della situazione, in caso di partita IVA ordinaria, circa la metà dei nostri guadagni servirà a pagare tasse e contributi. Quindi significa che se il nostro ricavo totale di impresa sarà pari a 3.000 euro, ne rimarranno netti circa 1.500.
Il regime dei contribuenti minimi
Diverso é il caso in cui aderiamo al regime dei contribuenti minimi. In questo caso é previsto il pagamento soltanto dell’INPS (sempre minimo 250 euro al mese se impresa e in percentuale se liberi professionisti) e non il pagamento di IRAP, IRPEF e IVA. Ogni anno si pagherà soltanto un’imposta sostitutiva sui redditi pari al 5%. Se quindi per esempio abbiamo guadagnato 10.000 euro (lordi) in un anno e al netto di INPS e altre spese, l’utile é per esempio pari a 7.000 euro, pagheremo solo il 5% di 7.000 euro all’erario. Niente IVA, IRPEF e IRAP.
Non tutti possono aderire al regime dei minimi. Occorre che vengano rispettati determinati requisiti, tra cui un guadagno lordo non superiore ai 30.000 euro annui.