Non hai la partita IVA ma hai trovato un lavoretto occasionale? Ti hanno detto che puoi fatturare le prestazioni occasionali applicando la ritenuta d’acconto, visto che sei senza partita IVA? Di cosa si tratta e come funziona? Innanzitutto, la frase “fatturare le prestazioni occasionali” non é corretta. Il termine fattura si può utilizzare se sei titolare di partita IVA, ma in caso di collaborazioni occasionali dovrai emettere un documento che si chiama “ricevuta per prestazione occasionale“, noto anche come “notula per prestazione occasionale”.

Come funziona? Innanzitutto devi sapere che le prestazioni occasionali hanno dei limiti: il reddito derivante da queste collaborazioni non può infatti superare i 5000 euro netti all’anno. Se superi questa soglia dovrai iscriverti all’INPS e versare i contributi dovuti in base alla tua tipologia di lavoro (dipendente, parasubordinato, libero professionista, imprenditore, etc.)

Se non superi i 5000 euro annui, puoi emettere delle ricevute di prestazione occasionale. Puoi emetterle ogni mese, ogni due, dipende dagli accordi che prendi con il committente. Le prestazioni occasionali sono soggette a ritenuta d’acconto, pari al 20% del lordo. Se quindi ricavi 100 euro lordi, ottieni un netto di 80 euro.

Chi deve versare i 20 euro al fisco? Di questo se ne occupa il committente, tu devi pensare soltanto ad emettere la ricevuta. Il committente verserà poi la ritenuta d’acconto al fisco, per tuo conto (ecco perchè il committente é detto anche sostituto d’imposta). A questo link un modello di ricevuta per prestazione occasionale e il relativo calcolo.

Ogni anno poi, il committente ti invierà la certificazione dei compensi corrisposti, un documento che contempla tutti i compensi e le ritenute applicate. Potrai utilizzare questo documento per la dichiarazione dei redditi (Modello Unico o 730).