Chiunque può disporre dei propri beni come vuole, anche dopo la sua morte. Può per esempio decidere di fare un testamento e dividere la sua eredità. Il testamento può essere olografo, ossia scritto su un semplice foglio datato e firmato; oppure pubblico, ossia redatto tramite un notaio.

In questa guida completa sulla comunicazione testamento agli eredi, ti spiego cosa succede alla morte del testatore, come ricevono la comunicazione della presenza del testamento gli eredi e i legatari, qual è la procedura di pubblicazione, cosa succede in caso di eredi inconsapevoli.

Cosa succede al decesso

Il testamento può essere:

  • Testamento pubblico, ossia redatto alla presenza di un notaio e di due testimoni;
  • Testamento olografo, ossia scritto in prima persona su qualunque foglio, datato e firmato. Non occorre consegnarlo a qualcuno, tanto meno a un notaio. Il testatore può persino nasconderlo in casa, oppure consegnarlo ai figli, o a una persa di propria fiducia.

Cosa succede al momento del decesso (art. 623 del codice civile):

  • In caso di testamento pubblico, il notaio che lo ha ricevuto, quando apprende notizia che il testatore è passato a miglior vita, avvisa eredi e legatari, dunque procede alla pubblicazione.
  • In caso di testamento olografo, chiunque ne entra in possesso, deve presentarlo a un notaio per la pubblicazione (art. 620 c.c.).

In cosa consiste la pubblicazione

La pubblicazione del testamento consiste in un atto con cui il notaio rende pubblico il testamento, ossia conoscibile a chiunque. Il notaio, insieme a due testimoni, scrive un verbale sotto forma di atto pubblico e descrive:

  • Lo stato del testamento;
  • Il contenuto;
  • La data di apertura;
  • La presenza di sigillo al testamento oppure se questo era aperto/senza sigillo.

Firmano il verbale: il notaio, i due testimoni e l’eventuale persona che ha presentato il testamento. Al verbale il notaio allega il testamento (timbrato su ogni foglio) e l’estratto di decesso.

Attenzione

Contrariamente a quanto potresti dedurre dal nome, per pubblicazione del testamento non si intende la sua esposizione presso un albo o una bacheca. La pubblicazione è semplicemente un atto del notaio, come descritto poc’anzi e la sua pubblicità prevede l’iscrizione nel registro delle successioni tenuto dal Tribunale competente di zona.

Dopo quanto tempo il notaio chiama gli eredi

Appena il notaio viene a sapere che un soggetto di cui ha il testamento, è passato a miglior vita, avvisa eredi e legatari. Non è obbligato a fare particolari ricerche, il notaio è un notaio, non un investigatore. In genere chi scrive il testamento e lo deposita a un notaio, gli indica anche chi sono gli eredi, recapiti e residenze. E avvisa anche gli eredi, che c’è un notaio presso il quale ha lasciato testamento.

La legge italiana non prevede particolari scadenze entro cui il notaio deve chiamare eredi e legatari, né l’applicazione di eventuali sanzioni. Se un soggetto ritiene di essere leso da mancata o tardiva pubblicazione del testamento, può agire contro il notaio, rivolgendosi a un giudice. Sarà il giudice quindi a stabilire se effettivamente il notaio ha agito con superficialità o mala fede.

Eredi inconsapevoli

Come detto nei paragrafi precedenti, se il testamento è depositato presso un notaio, si occupa costui di avvisare eredi e legatari della presenza del testamento. Generalmente invia loro una comunicazione scritta, invitandoli presso il suo studio, per conoscere il contenuto dello scritto.

Vediamo ora il caso dei cosiddetti eredi “inconsapevoli”. Ossia persone che sono eredi di qualcuno, ma non lo sanno. Per esempio perché non sentono più quel parente da tantissimo tempo e/o si è trasferito all’estero. In assenza di testamento, non esiste una figura incaricata di ricercare i parenti del defunto: è quindi onere dei parenti stessi accertarsi che una persona sia in vita o meno.

Tra l’altro, c’è da dire che, se la successione si apre in uno stato estero, se il soggetto per esempio non è più cittadino italiano entra in gioco la legge straniera e di diritto internazionale privato. In alcuni stati esistono inoltre diverse figure private che si occupano proprio della ricerca degli eredi.

Entro quanto tempo si può accettare l’eredità: per la legge italiana, l’eredità si può accettare entro e non oltre dieci anni, a prescindere che l’erede conosca o non conosca la presenza di un’eredità. Se quindi un soggetto non sa che c’è un’eredità che gli spetta, ha sempre dieci anni di tempo per accettarla, non di più.