Cosa si intende per prestazione occasionale? Cosa vuol dire? Per arrivare al significato di questa tipologia di contratto, dobbiamo partire dall’art. 61 del Decreto legislativo n. 276/2003 e dall’art. 4 della legge n. 30, i quali, hanno dato una definizione giuridica precisa a questa forma di contratto di lavoro.

Per prestazione occasionale, secondo i suddetti articoli, si intendono i rapporti di lavoro di durata complessiva non superiore, nell’anno solare, a 30 giorni con il singolo committente (per committente intendiamo il datore di lavoro). Inoltre, il compenso totale derivante dal lavoro occasionale non deve superare i 5000 euro annui lordi.

Prestazione occasionale quindi, significa rapporto di lavoro con queste caratteristiche:

– durata del lavoro non superiore a 30 giorni annui per singolo committente.
– Il totale dei redditi percepiti da tutti i committenti non deve superare i 5000 euro netti annui.

Cosa succede se si superano questi limiti? Se vengono superati i 30 giorni e i 5000 euro annui, vuol dire che la prestazione non é più occasionale e quindi scatta l’obbligo di iscrizione all’INPS per il versamento dei contribuiti.

Quindi con la prestazione occasionale non vengono pagati i contributi? No, le collaborazioni occasionali non prevedono nè il pagamento di contributi INPS né INAIL, ma prevedono solo una tassazione pari al 20% (la cosiddetta ritenuta d’acconto).

Questo 20% dobbiamo versarlo noi allo stato? Assolutamente no, le ritenute le applica e le versa allo stato, direttamente il datore di lavoro (detto sostituto d’imposta). Il lavoratore occasionale quindi, percepirà il compenso al netto, ovvero compenso lordo – 20%Per esempio:

Prestazione occasionale pari a 1000 euro. La ritenuta ammonta quindi a 200 euro. Il compenso lordo percepito dal lavoratore sarà quindi pari a 800 euro.

I contratti di lavoro occasionale possono essere stipulati per qualsiasi attività lavorativa, non ci sono quindi limiti in tal senso (come invece avviene nelle prestazioni occasionali di tipo accessorio).