L’attività di ricerca e sviluppo assume particolare importanza in uno scenario imprenditoriale che diventa sempre più competitivo, dove raggiungere livelli sempre più alti di innovazione e strategia, prodotto e processi, in un’ottica di potenziamento aziendale sia nel breve che nel medio lungo termine.

In questa guida completa sul Credito di imposta Ricerca e Sviluppo ti spiego cos’è e come funziona, cosa prevede la Legge di stabilità, quali sono i requisiti e quindi a chi spetta il credito di imposta, come recuperarlo, come contabilizzarlo ed infine come fare il calcolo di quanto ti spetta.

Cos’è e come funziona

Il Credito di imposta Ricerca e Sviluppo è una somma di denaro a cui hai diritto per aver sostenuto spese in ricerca e sviluppo per la tua attività. Lo stato riconosce l’importanza della ricerca in tutti i tipi di business, come elemento essenziale di crescita e di progresso.

Rientrano nel credito di imposta i seguenti costi:

  • Ricerca fondamentale per la messa a punto di nuove strategie o prodotti o sistemi;
  • Ricerca Industriale (quindi da operare all’interno di imprese che attuano processi industriali);
  • Sviluppo di tipo sperimentale o teorico;
  • Per personale specializzato e altamente formato (stipendi e salari lordi),il bonus quindi spetta se il personale possiede una laurea magistrale o un dottorato di ricerca oppure è iscritto a un dottorato di ricerca presso ateneo;
  • Personale senza titolo di studio specifico, ma che comunque presta la sua opera all’interno del progetto di innovazione (quindi anche il personale tecnico e quello generico);
  • Contratti con università del territorio ma anche interregionali, enti che si occupano di effettuare indagini e ricerche, consulenze, laboratori;
  • Brevetti, spese sostenute per brevetti;
  • Produzione e collaudo di nuovi prodotto o processi;
  • Contratti con imprese di qualsiasi tipo, anche start up, che si occupano di ricerca e sviluppo, per consulenza o ricerca;
  • Quote di ammortamento in dispositivi e strumenti di laboratorio. In questo caso però, per rientrare nel bonus il costo unitario dell’attrezzatura deve essere di almeno 2.000 euro. Dispositivi e attrezzature devono essere comprate dall’azienda o acquisite in leasing (in questo caso da’ diritto al credito di imposta anche il canone di affitto nel limite dell’importo deducibile). Se il leasing non è finanziario, allora si considera il costo storico indicato nel contratto;
  • Costi sostenuti per la certificazione contabile (compenso erogato al revisore contabile). Tali costi danno diritto a credito di imposta solo fino a 5.000 euro di spesa.

Non rientrano nel credito di imposta le modifiche ordinarie su prodotti, cicli di produzione, processi. In questi casi infatti, al massimo si tratta di miglioramenti su processi e attrezzatura, ma non si può parlare di ricerca e sviluppo.

Il bonus spetta in fase di dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate: in quel momento si potrà effettuare la compensazione.

Legge di stabilità

Il credito d’imposta ricerca e sviluppo è un’agevolazione fiscale stabilita dall’art. 3 del D.L. 145/2013 e successivamente rinnovata con la Legge di Stabilità 2017, che ha prorogato il bonus per il triennio 2017, 2018, 2019, 2020. È quindi possibile usufruire di un credito di imposta per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2020 compreso.

L’agevolazione consiste in un credito di imposta calcolato si ogni periodo agevolabile: si ha quindi un credito di imposta per il 2017, un credito di imposta per il 2018, uno per il 2019 e uno per il 2020, chiaramente se l’azienda ha effettuato in tutti gli anni investimenti in ricerca e sviluppo, altrimenti il credito matura solo nell’anno in cui ha sostenuto tali spese.

A chi spetta

Requisiti

Hanno diritto al credito di imposta tutte le imprese che sostengono spese in ricerca e sviluppo, senza considerare:

  • Forma giuridica (ne hanno quindi diritto le ditte individuali, le snc, le sas, le srl e le spa…);
  • Settore produttivo (possono beneficiarne le imprese agricole, industriali e dei servizi);
  • Dimensioni;
  • Fatturato;
  • Regime contabile.

Non ne hanno diritto i seguenti soggetti:

  • Con redditi di lavoro autonomo;
  • Sottoposti a fallimento e procedure concorsuali;
  • Enti non commerciali.

Per avere diritto al credito inoltre è necessario che:

  • Le spese siano di almeno 30.000 euro per anno;
  • Le spese siamo maggiori della spesa media sostenuta in R&S nei tre anni precedenti. Se quindi non hai sostenuto spese negli anni precedenti, hai sicuramente diritto al bonus, se le hai sostenute hai diritto solo se il costo in R&S è maggiore della media delle spese R&S degli anni precedenti.

Recupero

La legge sul credito di imposta R&S ti permette di recuperare il 50% dei costi sostenuti. Puoi recuperare il tuo credito di imposta al termine di ogni anno nel momento in cui l’esercizio si chiude e si redige il bilancio, quindi in fase di dichiarazione dei redditi, indicando il credito nel quadro RU del modello Unico.

Tale credito andrà in compensazione a partire dall’anno successivo a quello in cui l’azienda le ha sostenute, quindi se nel 2018 hai maturato un credito di imposta pari a 1.000 euro, potrai usarlo in compensazione dei debiti a partire dal 2019.

La documentazione contabile che comprova il credito di imposta va allegata al bilancio ma non va depositata presso il Registro delle Imprese: è sufficiente conservala in azienda, in modo che in caso di eventuali controlli tu possa esporla (Circolare Agenzia delle Entrate n. 13/E/2017).

Contabilizzazione

Innanzitutto per usufruire del credito di imposta, è necessario che il bilancio sia certificato da società di revisione oppure revisore contabile iscritto all’albo. Tra l’altro, le spese di certificazione contabile rientrano tra le spese ammissibili al credito di imposta. Quindi le spese del revisore contabile (il suo compenso), rientreranno tra i costi detraibili.

Il credito di imposta maturato non va computato a reddito tassabile ai fini Irpef/Ires/Irap, quindi non ci sono tasse da pagare sul bonus ottenuto. Il credito non rileva neanche ai fini del calcolo degli incentivi de minimis.

Dal punto di vista contabile occorre considerare il credito come un contributo a fondo perduto, difatti lo è a tutti gli effetti, essendo un incentivo da usare in compensazione a favore delle imprese.

L’Oic prevede che i contributi a fondo perduto siano contabilizzati solo quando c’è certezza di riscuoterli (principio della prudenza). Dunque, una volta individuato il bilancio in cui inserire il credito (quindi quello dell’anno successivo al periodo di maturazione), bisogna anche fare riferimento alla natura della spesa sostenuta.

Calcolo

Innanzitutto, per avere diritto al credito di imposta, la spesa sostenuta nell’anno deve essere maggiore rispetto alla media delle spese sostenute nei tre anni precedenti:

Esempio

Anno 2017: spesa per R&S 200.000 euro
Anno 2018: spesa per R&S 100.000 euro
Anno 2019: spesa per R&S 30.000 euro.

 

La media della spesa è pari a (200.000 + 100.000 + 30.000) /3 = 110.000 euro

 

Nel 2020 spendi 120 000 euro, che è maggiore di 110.000, quindi hai diritto al credito di imposta.

 

Nel 2020 spendi 90.000 euro, non hai diritto al credito di imposta perché 90.000 euro è minore di 110.000 euro.

Attenzione

Hai diritto al credito solo se la spesa è di almeno 30.000 euro, indipendentemente dalla media degli anni precedenti. Quindi, se anche negli anni passati hai speso molto meno rispetto a quest’anno, ma la spesa è inferiore a 30.000 euro, non hai diritto al credito di imposta.

Il credito si calcola sulla differenza tra la spesa dell’anno corrente e quella media sostenuta negli anni precedenti. Il credito è pari al 50%.

Esempio

Anno 2017: spesa per R&S 200.000 euro
Anno 2018: spesa per R&S 100.000 euro
Anno 2019: spesa per R&S 30.000 euro.

La media della spesa è pari a (200.000 + 100.000 + 30.000) /3 = 110.000 euro

 

Nel 2020 spendi 120 000 euro, che è maggiore di 110.000, quindi hai diritto al credito di imposta.

Hai diritto a un credito di imposta pari al 50% di 10.000 euro (120.000 – 110.000), ossia 5.000 euro.