La Finanziaria del Governo Meloni ha introdotto una serie di possibilità per chiudere le liti pendenti in corso con l’Agenzia delle Entrate o l’Agenzia delle Dogane. Si tratta di una serie di alternative che ti permettono di chiudere le cause in tribunale in corso, pagando delle somme “scontate” rispetto a quanto oggetto di lite.

In questa guida completa sulla definizione liti fiscali pendenti ti spiego come funziona, come fare per aderire, quanto pagare, come calcolare gli importi dovuti in ogni singolo caso, infine le alternative alla definizione agevolata ossia la conciliazione o la rinuncia agevolata.

Come funziona

Grazie alla Legge di bilancio 2023, conosciuta anche come “manovra finanziaria Meloni”, se hai delle liti pendenti con l’Agenzia delle Entrate o con l’Agenzia delle Dogane, puoi chiuderle pagando un importo inferiore rispetto al “valore della controversia”.

Per “valore della controversia” si intende l’importo dell’imposta dovuta, quindi al netto di sanzioni e interessi. Praticamente, grazie alla manovra finanziaria, se hai un contenzioso con il fisco e sei in causa (in primo grado, Appello o Cassazione), puoi chiudere il tutto, pagando solo una percentuale dell’imposta dovuta. Sanzioni e interessi sono cancellati. E l’imposta dovuta non devi pagarla neanche tutta, come detto poc’anzi, ma solo una percentuale. Vediamo quali sono le regole previste e come funziona il tutto.

Questa possibilità, nella legge finanziaria, si chiama definizione agevolata delle liti fiscali pendenti ed è trattata nell’art. 1, commi dal 186 al 203:

Se alla data del 1 gennaio 2023 hai delle controversie pendenti con Agenzia delle Entrate o Agenzia delle Dogane, puoi chiuderle pagando un importo pari al:

  • 90% del valore della controversia, ossia il 90% dell’imposta dovuta, se siete nel primo grado di giudizio. Può sembrare solo un piccolo sconto (del 10% praticamente) ma non lo è. Ricorda che non stai pagando né sanzioni né interessi, che generalmente costituiscono circa il 40% del contenzioso. A conti fatti quindi, stai risparmiando circa il 45%;
  • 40% dell’imposta dovuta, se il tribunale di I grado ha depositato una sentenza a tuo favore (quindi una sentenza di primo grado dove il fisco ha perso);
  • 40% dell’imposta dovuta, se il tribunale di II grado ha depositato una sentenza a tuo favore (quindi una sentenza di secondo grado dove il fisco ha perso);
  • 5% dell’imposta dovuta, se siete in una lite pendente in Cassazione e in tutti i gradi precedenti le sentenze erano a tuo favore.

In tutti questi casi, per chiudere il debito, devi pagare solo la percentuale di imposta. Sanzioni e interessi non vanno pagati: sono annullati.

Come fare

Per chiudere una volta per tutte le liti appena menzionate, devi:

  1. Presentare una domanda di definizione. La domanda devi presentare per ogni controversia aperta, se ne hai più di una;
  2. Pagare l’importo dovuto, come indicato nel paragrafo precedente, ossia eliminando sanzioni e interessi e pagando solo una percentuale dell’imposta dovuta, in base allo stadio della causa giudiziaria (se siete in primo grado, secondo, se ci sono già state sentenze a tuo favore, ecc.).

Se l’importo che devi pagare è maggiore di 1.000 euro, puoi optare per il pagamento rateale (fino a un massimo di 20 rate trimestrali). La prima rata devi pagarla entro il 30 giugno 2023 e poi continuare a pagare le restanti rate ogni tre mesi. Se opti per il pagamento in unica soluzione, devi versarlo entro il 30 giugno 2023.

Se durante la causa giudiziaria avevi già versato qualcosa al fisco, allora all’importo dovuto puoi sottrarre quanto avevi già versato. Se quindi per esempio devi pagare 2.000 euro per la definizione agevolata, ma tu ne hai già versati 500 durante la causa giudiziaria o prima, allora devi pagare solo 1.500 euro per chiudere la lite pendente.

Presentazione di apposita istanza al Giudice

Se hai intenzione di avvalerti della definizione, devi comunicarlo al giudice presentando un’apposita istanza nella quale appunto dichiari di voler usufruire della definizione agevolata. Presentata questa istanza, il tribunale provvede a “congelare” la causa giudiziaria fino al 10 luglio 2023.

Una volta che effettui il pagamento dell’importo dovuto (calcolato secondo le percentuali esposte nei precedenti paragrafi), devi presentare al tribunale copia della domanda di definizione e del versamento effettuato. In questo modo il processo giudiziario si chiude, perché tu hai pagato quanto dovevi: la lite è chiusa.

Conciliazione agevolata controversie tributarie

In alternativa alla definizione agevolata, puoi optare per la conciliazione agevolata (art. 1, co. 206-212). Se con l’Agenzia delle Entrate hai una lite pendente dinanzi alle Corti di Giustizia Tributaria di I° e II° grado, entro il 30 giugno 2023 puoi optare per la conciliazione fuori udienza (art. 48 D.Lgs. n. 546/1992).

Per chiudere la lite pendente attraverso la conciliazione agevolata, devi pagare:

  • Sanzioni ridotte a 1/18 del minimo;
  • Interessi e altre eventuali spese accessorie.

Anche in questo caso, puoi pagare l’importo dovuto in un’unica soluzione oppure a rate (massimo 20 rate trimestrali).

Rinuncia agevolata in Cassazione

In alternativa alla definizione agevolata, se con l’Agenzia delle Entrate hai una lite pendente in Cassazione, entro il 30 giugno 2023 puoi chiudere il tutto rinunciando al ricorso.

Per chiudere la lite attraverso la rinuncia, devi:

  • Sottoscrivere apposito accordo;
  • Pagare le somme dovute come imposte, interessi e eventuali spese accessorie. La sanzione invece è ridotta a 1/18 del minimo.