Ieri hai firmato il tuo primo contratto e tra i documenti che ti hanno consegnato c’era anche una voce relativa alla destinazione del TFR che devi scegliere e comunicare al tuo nuovo datore di lavoro. Qual è la soluzione migliore? Meglio lasciare tutto in azienda oppure spostare il TFR altrove?

In questa guida sulla migliore destinazione del TFR ti spiego quali sono i vantaggi e gli svantaggi nel lasciarlo in azienda, quando conviene trasferirlo in un fondo pensione oppure in un’assicurazione, come richiedere l’anticipo in caso di difficoltà economiche, cosa succede se l’azienda fallisce e qual è la tassazione.

In azienda

Se hai firmato da poco un contratto di lavoro, entro sei la tua azienda ti chiederà la destinazione che hai scelto per il tuo TFR (detto anche liquidazione).

Ogni mese infatti, l’azienda accantona una quota di denaro che conserva in un apposito fondo (il fondo TFR) e te lo consegna solo nel momento in cui il rapporto di lavoro si chiude (per dimissioni, pensione, licenziamento, fallimento aziendale, ecc.).

Cosa conviene fare: meglio lasciare il TFR in azienda oppure assegnarlo a un fondo pensione? Prima di vedere quali sono i vantaggi e gli svantaggi per ciascuna scelta, ecco le alternative per la destinazione del tuo TFR:

  1. Mantenerlo in azienda;
  2. Farlo versare a un fondo pensione;
  3. Richiederlo direttamente in busta paga.

Attenzione

Se non fai nessuna scelta, il TFR viene destinato al fondo negoziale della tua categoria (per esempio se il tuo CCNL é del commercio va a finire in uno specifico fondo destinato ai contratti commercio, idem metalmeccanici, artigiani, ecc.) oppure, se non c’è un fondo specifico della tua categoria o azienda, viene accreditato a Fondinps (il fondo pensione INPS).

Attenzione

La quota di TFR maturata viene rivalutata ogni anno e la rivalutazione é diversa a seconda se si tratti di fondo pensione, Fondinps, fondo aziendale, ecc.

Per il TFR in azienda, il rendimento é dettato dall’articolo 2120 del codice civile: la somma accantonata, ogni anno viene rivalutata del: 1,5% + il 75% dell’indice di inflazione (ISTAT). Non é il massimo del rendimento, soprattutto considerando che negli ultimi anni l’inflazione é stata davvero bassa o addirittura negativa.

Fondo pensione

Se lavori in un’azienda privata puoi decidere di destinare il tuo TFR a un fondo pensione ossia alla cosiddetta “previdenza complementare”. I fondi pensione sono dei prodotti finanziari formati da titoli (spesso titoli di Stato o obbligazioni, quindi strumenti abbastanza sicuri) e che al termine del tuo rapporto di lavoro ti restituiscono: la quota di TFR maturata + il rendimento generato dalla gestione del fondo.

ll fondo infatti non é altro che un “cestino” che contiene titoli di investimento. C’è un team esperto che li gestisce (li vende, li compra) in base alle loro quotazioni e alle possibilità di guadagno del momento.

Questa gestione genera un certo rendimento. Non sempre é dato sapere a quanto ammonta il rendimento. Negli ultimi anni i fondi obbligazionari hanno reso circa il 4%, ma questo non significa che tale dato sarà valido anche per il futuro.

A differenza del TFR lasciato in azienda quindi, dove il rendimento é abbastanza chiaro fin dall’inizio (sancito appunto dall’articolo 2120 del codice civile + una quota variabile in base all’inflazione), nei fondi comuni il rendimento potrebbe essere più mutevole.

Anticipo

L’articolo 2120 del codice civile ai commi dal 6 al 11 disciplina l’anticipazione del TFR. Secondo il nostro ordinamento hai diritto all’anticipo di una quota massima del 70% del TFR già accantonato, se hai un’anzianità di servizio presso la stessa azienda di almeno 8 anni. Puoi chiedere l’anticipo solo nei seguenti casi, opportunamente documentati:

  • Spese mediche e sanitarie improvvise;
  • Acquisto della prima casa, per te o i tuoi figli.

La Legge 53/2000 aggiunge due ulteriori ipotesi in cui é possibile ottenere l’anticipo:

  • Per spese durante il congedo di maternità o paternità;
  • Per spese di formazione.

Attenzione

Puoi chiedere l’anticipo solo una volta presso lo stesso datore di lavoro. Se quindi lavori per un’azienda puoi chiederlo. Se ti licenzi e lavori per un’altra azienda, dopo almeno 8 anni puoi chiedere alla nuova azienda un altro anticipo.

C’è da precisare che le parti, lavoratore e azienda, possono decidere condizioni di miglior favore: nulla vieta all’azienda di erogare l’anticipo prima degli 8 anni di servizio o per motivi diversi da quelli sopra menzionati. per esempio per matrimonio, per spese personali, per l’acquisto di un box, per ristrutturazione casa, per l’estinzione di un mutuo o per pagare le spese universitarie.

Questi casi però devono essere concordati tra le parti e l’azienda non é tenuta ad accettare ogni condizione. Invece, per quanto riguarda le motivazioni elencate dall’articolo 2120 c.c., l’azienda deve concedere l’anticipo.

Tuttavia, la legge ha deciso anche di tutelare le imprese, per evitare che si trovino in difficoltà in caso di molte richieste di anticipo. Quindi, le aziende devono accordare l’anticipo solo entro:

  • Il 10% dei lavoratori che ne hanno diritto (ossia hanno almeno 8 anni di anzianità);
  • Il 4% del totale dei lavoratori subordinati.

Se quindi arrivano domande che esuberano questi limiti, l’azienda può rifiutarle.

Assicurazione

Alcune assicurazioni offrono dei piani di gestione del risparmio a cui destinare il tuo TFR, indicando appunto quello specifico fondo al tuo datore di lavoro al momento dell’assunzione (entro sei mesi).

Queste polizze offrono dei rendimenti minimi garantiti e ulteriori rendimenti potenzialmente più alti rispetto a quello stabilito dal codice civile per il TFR in azienda. Inoltre, la polizza garantisce di solito l’intera restituzione del capitale versato, per cui non c’è alcun rischio di perdere il tuo denaro.

I lavoratori dipendenti che vogliono avere rendimenti più elevati, rispetto a un fondo pensione a volte preferiscono una polizza assicurativa poiché la ritengono di maggiore garanzia, più sicura.

Ma alla fin fine non é così diverso rispetto a un fondo comune, poiché se é vero che la polizza garantisce il rimborso intero del capitale e offre un rendimento minimo garantito, su tutta la previdenza complementare (quindi anche sui fondi comuni) vigila la Covip e il D.M. 703/96, in fase di aggiornamento, regola le modalità di investimento.

Il consiglio, comunque, é sempre quello di leggere il foglio informativo della polizza assicurativa prima di destinare il tuo TFR: ogni prodotto é diverso da un altro e le varie clausole possono essere differenti tra una compagnia assicurativa e un’altra.

Come spostare

Se scegli di destinare il tuo TFR a un fondo pensione, poi non potrai più spostarlo al fondo dell’azienda, al massimo potrai passare da un fondo pensione a un altro. Al contrario, se hai scelto di lasciare il TFR in azienda, la scelta é revocabile in ogni momento a favore di un fondo comune di previdenza complementare.

Inoltre, se decidi di spostare il tuo TFR a un fondo pensione, puoi chiedere all’azienda di trasferire anche quello fino ad allora accumulato e non solo quello a partire dal giorno della tua richiesta. In questo caso il trasferimento viene effettuato senza alcuna tassazione: le imposte verranno applicate solo nel momento in cui percepirai effettivamente il denaro (per pensionamento, dimissioni, ecc.).

Se fallisce azienda

Cosa succede al TFR se l’azienda fallisce? È questo l’unico dubbio che attanaglia i dipendenti che decidono di lasciare la liquidazione presso il datore di lavoro. L’azienda infatti non lo investe e quindi il rischio di mercato é zero. Ma se fosse proprio la tua azienda a fallire, il tuo TFR accumulato che fine farebbe?

La risposta é data dalla sentenza n. 8072 del 21 aprile 2016 della Corte di cassazione: se l’impresa é insolvente, il TFR lo paga l’INPS, tramite il suo fondo di garanzia. La sentenza non parla nello specifico di fallimento, ma in generale di insolvenza), quindi hai diritto ad avere il tuo TFR dall’INPS sia che l’azienda fallisca, sia che risulti solo insolvente.

I casi quindi possono essere due:

  1. L’azienda é dichiarata fallita. Per ottenere ciò che ti spetta devi insinuarti nella procedura di fallimento, in qualità di suo creditore, il tribunale deve accertare il tuo credito ed infine puoi fare una domanda all’INPS, tramite il modulo predisposto dall’INPS stesso e che devi far firmare dal curatore fallimentare.
  2. L’azienda pur essendo insolvente non ha i requisiti per essere dichiarata fallita. Hai diritto al tuo TFR da parte del Fondo INPS purché tu abbia:
  3. Agito contro l’impresa e abbia ottenuto una sentenza definitiva o un decreto ingiuntivo;
  4. Tentato un pignoramento dei beni dell’azienda, ma l’ufficiale giudiziario non ha trovato beni sufficienti tali da ottenere il denaro.

Tassazione

Il TFR lasciato in azienda

  • Al capitale si applica l’aliquota IRPEF media che pagavi negli ultimi anni di lavoro.

Esempio

15 anni di lavoro, nei primi 10 hai pagato il 23% di IRPEF, negli ultimi 5 il 27%, allora sul TFR pagherai il 25% di IRPEF.

  • Al rendimento, ossia la quota di rivalutazione, si calcola un’imposta sostitutiva pari al 17%.

Esempio

TFR maturato 10.000 euro, di cui 1.000 di rivalutazione. A 1.000 euro si applica il 17%%, ai restanti 9.000 l’aliquota IRPEF media.

TFR destinato ai fondi pensione

Ai proventi generati dai fondi pensione privati si applica un‘imposta pari al 20%. Tuttavia, la normativa italiana agevola gli investimenti nei fondi privati di questo tipo, rendendoli deducibili dal 730, fino a un massimo di 5.164,57 euro.

Esempio

Versi a un fondo pensione 2.000 euro all’anno. Il tuo reddito complessivo é di 20.000 euro annui. Prima di calcolare l’aliquota IRPEF (pari al 23%) potrai detrarre 2.000 euro, quindi il 23% lo calcolerai su 18.000 e non su 20.00.