Se stai cercando di capire quali siano le caratteristiche di un lavoro part time e quali di un lavoro full time, è perché probabilmente ti sei imbattuto in definizioni diverse in luoghi diversi: ogni datore di lavoro infatti sembra avere una sua definizione.

In questa guida completa sulle differenze tra full time e part time ti spiego cosa cambia da un contratto all’altro in termini di contributi previdenziali INPS, stipendio, ferie, quando è meglio l’uno o l’altro, infine cosa succede se hai due lavori, full time e part insieme, contemporaneamente.

Che vuol dire

Con definizioni contrastanti che fluttuano ovunque, diventa difficile sapere cosa è corretto e cosa non lo è. Quindi, cosa rende davvero un dipendente a tempo pieno oppure a tempo parziale? Cosa comporta essere assunti o assumere dipendenti con un contratto piuttosto che con un altro?

Cosa significa

Che tu sia un dipendente o un datore di lavoro alla ricerca della corretta definizione, la classificazione dei lavoratori full time e part time ha implicazioni di vasta portata sia in termini di produttività, che di tasse, che di contributi da pagare.

Differenze

Un full time è un contratto che prevede in genere 40 ore di lavoro a settimana. Il par time invece, è un contratto che prevede meno ore del full time.

Ciò significa che un impiego di 35 ore a settimana è part time? Esattamente. Il tempo pieno infatti, è quello che impegna per 40 ore a settimana e dunque i contratti con un numero inferiore di ore sono part time.

Ci possono essere part time di 20 ore a settimana, di 25 ore, di 30 ore a settimana, di 36 ore. Tutto dipende dall’accordo firmato da dipendente e datore di lavoro.

Contributi

Come è facile immaginare, lo stipendio che si percepisce con un part time è più basso rispetto al full time. Se con un full time prendi 1.500 euro, con un part time prenderesti 900 euro, per esempio. Questo ha un ovvio impatto sull’assegno della tua pensione futura.

L’assegno della pensione è infatti proporzionale ai contributi versati durante la vita lavorativa, i quali a loro volta sono proporzionali allo stipendio: a stipendi alti corrispondono contributi alti, a stipendio più bassi contributi più bassi e dunque pensione futura più bassa rispetto a chi era full time.

Invece, non c’è alcun differenza tra full time e part time lato numero di giorni, settimane, anni lavorati. Facciamo un esempio concreto. Supponiamo che tu abbia lavorato 30 anni con un part time di 20 ore a settimana. Supponiamo che un tuo collega abbia lavorato sempre 30 anni, ma con un contratto full time da 40 ore a settimana.

A livello di contributi, sia tu che il tuo collega avete lavorato per 30 anni. Il fatto che tu abbia lavorato la metà delle ore settimanali, non significa che valga metà tempo (ossia 15 anni). Ai fini INPS, tu hai lavorato per 30 anni, part time, ma sempre 30 anni, nessuno in meno. L’INPS quindi considera gli anni di lavoro part time sempre per intero.

Ferie

Per quanto riguarda le ferie, chi lavora part time non ha diritto a meno ferie rispetto a chi lavora full time. Se quindi il tuo contratto di lavoro prevede per esempio 20 giorni di ferie all’anno, significa che hai diritto a 20 giorni di ferie.

Chiaramente, i 20 giorni di ferie significano 20 giorni composti da x ore al giorno. Che possono essere giorni di 5 ore per il part time e giorni di 8 ore per il full time. Praticamente i giorni di ferie si riferiscono quindi alla giornata lavorativa classica: part time o full time.

Ciò significa che, se sei assunto part time, i 20 giorni di ferie non sono 20 giorni pieni, ossia 20 giorni da 8 ore l’uno, ma 20 giorni da 4,5, 6 ore l’uno, a seconda del tuo part time.

Stipendio

Lavorare part time significa lavorare meno rispetto a un full time. Quindi è chiaro che anche lo stipendio è proporzionato. Facendo un esempio di calcolo concreto: supponiamo che il tuo CCNL preveda uno stipendio di 2.000 euro per i full time da 40 ore a settimana.

Se tu sei un part time da 20 ore a settimana, allora il tuo stipendio lordo sarà di 1.000 euro. Se sei un part time da 30 ore a settimana, allora il tuo stipendio sarà pari a 1.500 euro.

Inoltre, alcuni aspetti subiscono delle modifiche tra full time e part time. Per esempio il periodo di prova, il preavviso in caso di licenziamento o dimissioni, potrebbero essere rimodulati in base alle ore part time prestate.

Meglio l’uno o l’altro

Non esiste uno migliore dell’altro: tutto dipende dalle tue esigenze. Se non hai figli, non hai famiglia e hai molto tempo a disposizione, probabilmente un full time è quello che ti serve. Ma se hai dei bambini, oppure hai degli impegni di famiglia, il part time potrebbe essere l’ideale.

Part time vantaggi e svantaggi

E’ chiaro che bisogna considerare anche la necessità economica, anzi soprattutto la necessità economica: un part time ha uno stipendio inferiore a un full time, quindi se per esempio hai un gravoso mutuo e in famiglia i soldi sono pochi, anche se vorresti un part time forse ti senti costretto a cercare un full time.

Sicuramente un part time rappresenta un buon compromesso tra vita lavorativa, affettiva, sociale e familiare. Ti assicura un guadagno mensile, soprattutto se a tempo indeterminato, ti assicura copertura in caso di malattia, gravidanza, infortunio, pensione (quest’ultima inferiore rispetto a un full time, come spiegato nei passi precedenti). Tutto sta a te, alle tue esigenze, necessità, aspirazioni.

Insieme, contemporaneamente

Molti si chiedono se si può avere un lavoro full time e part time contemporaneamente. Ossia un lavoro full time + un altro lavoro part time, oppure due part time. Praticamente superando le 40 ore settimanali di lavoro. In un periodo di incertezza economica come questo, avere due lavori potrebbe essere una manna dal cielo, soprattutto per chi ha famiglia da mandare avanti.

In genere non ci sono problemi ad avere un secondo lavoro. L’importante è che il secondo lavoro non sia in conflitto col primo. Per esempio, se con il full time lavori presso una ditta di costruzioni e poi nel tempo libero (tipo nel week end) lavori con un’altra ditta ancora, i tuoi datori di lavoro potrebbero farti dei problemi.

Ma non è detto: se entrambi i tuoi datori di lavoro sono d’accordo, allora il problema non sussiste. Se invece i due lavori sono completamente differenti, non entrano in concorrenza né in conflitto tra loro (art. 2105 codice civile), allora non c’è neanche obbligo di avvisare le due aziende. Purché chiaramente tu non svolga il secondo impiego durante l’orario di lavoro del primo.

Massimo 48 ore a settimana

La legislazione nazionale prevede, a tutela del lavoratore, un monte massimo di 48 ore a settimana. Secondo la legge infatti, il cumulo delle ore dei due lavori non deve superare questo tetto. Questo per tutelare la salute psicofisica del lavoratore.

Proprio per questo, se una seconda azienda vuole assumerti, devi comunicarle le ore che fai col primo lavoro, in modo che possa farti un contratto con un numero di ore tali da non superare le 48 settimanali. Inoltre, deve garantirti almeno un giorno di riposo a settimana.

Cosa succede se superi le 48 ore

Se cumulando i due lavori superi le 48 ore di lavoro (che siano un full time+ part time, oppure due part time), il datore di lavoro può subire delle multe dalle autorità preposte al controllo. E può rivalersi su di te lavoratore se sei stato tu ad omettere il doppio lavoro.

Dipendenti pubblici

I discorsi fatti finora valgono solo per i dipendenti del settore privato. Per i dipendenti del settore pubblico, sussiste l’obbligo di impegnarsi solo nel lavoro a favore della collettività. Se quindi sei dipendente statale, non puoi lavorare presso altre aziende private o aprire partita IVA.

Eccezione: se hai un lavoro statale come part time, allora puoi anche impegnarti in altro, ma devi prima comunicare alla tua amministrazione che hai intenzione di intraprendere un secondo lavoro e ottenere l’autorizzazione.