Un cittadino è un membro di una comunità, che gode dei diritti e si assume i doveri di appartenenza. Essere cittadino dunque, comporta il godimento di diritto proprio dello stato di appartenenza, così come comporta l’assunzione di doveri, nei confronti dello stato e della comunità.

In questa guida completa sullo ius soli te ne spiego il significato, la definizione, la differenza con lo ius sanguinis, qual è a situazione in Italia e nel mondo, come si acquisisce la cittadinanza italiana, cosa significa apolide e cosa significa acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione.

Significato

Ius soli è una locuzione latina che significa “diritto del suolo”. E’ un termine applicato ai bambini stranieri che nascono in Italia e significa che, un bambino, al di là della cittadinanza dei genitori, diventa cittadino dello stato in cui nasce.

Quindi, se si trovano in Italia due extracomunitari (per esempio due cittadini di New York) e la mamma da’ alla luce un bebè sul territorio italiano, allora questo bambino è di diritto cittadino italiano: la legge concede la cittadinanza, anche se figlio di due persone non italiane.

Questo è solo un esempio, perché la legge italiana al momento non prevede questa possibilità: non vige lo ius soli in senso stretto. Tuttavia, come vedremo più avanti, la legge ammette lo ius soli soltanto in specifici casi: in particolari situazioni si può acquisire la cittadinanza nascendo su territorio italiano, anche se i genitori non sono italiani.

Definizione

Lo ius soli è dunque un diritto: il diritto di essere cittadino del luogo in cui si nasce. A prescindere da chi siano i genitori, cosa fanno, quale cittadinanza hanno e perché si trovano in quella nazione.

In America vige lo ius soli pieno, quasi dappertutto e senza vincoli: chi nasce negli USA, in Canada e in molti paesi del Sudamerica, acquisisce automaticamente la cittadinanza del posto. Anche in Europa ci sono taluni paesi dove vige lo ius soli, ma con alcuni presupposti necessari.

In Italia

In Italia la cittadinanza si acquisisce attraverso lo ius sanguinis, ossia nascendo da cittadini italiani (Legge n. 91/92). E’ sufficiente che un solo genitore sia italiano. Non prevede lo ius soli, se non nei seguenti casi:

  1. Figli di ignoti. Se non si conoscono le origini di un bambino, la legge gli attribuisce la cittadinanza italiana.
  2. Figli di apolidi, ossia genitori senza cittadinanza;
  3. Figli che non seguono la cittadinanza dei genitori.

Il provvedimento del Consiglio dei ministri datato 04/08/2006 ha introdotto una ulteriore possibilità: il bambino che nasce da genitori stranieri, di cui uno risiede legalmente da almeno 5 anni (anni che si intendono continuativi, quindi 5 anni senza interruzioni), può acquisire la cittadinanza italiana.

Il genitore deve essere legalmente residente al momento della nascita del piccolo. Quindi, se per esempio la madre partorisce il piccolo in Italia, ma il padre è residente all’estero, pur avendo avuto 5 anni di residenza in Italia, il piccolo non ha diritto alla cittadinanza italiana.

Dunque, se alla nascita del piccolo, almeno uno dei genitori risiede in Italia da 5 anni o più e al momento della nascita tale genitore risiede legalmente in Italia, allora il piccolo può avere la cittadinanza italiana.

Altri metodi

Un altro modo per avere la cittadinanza italiana è attraverso la “iure communicatio“, ossia l’acquisizione della cittadinanza tramite familiari. Nello specifico la legge italiana concede la cittadinanza per:

  1. Matrimonio. Lo straniero che si sposa con un cittadino italiano, può a sua volta ottenere la cittadinanza italiana;
  2. Riconoscimento di un figlio;
  3. Beneficio di legge, quando sussistono alcuni requisiti;
  4. Naturalizzazione, ossia quando lo straniero risiede in Italia legalmente da almeno:
  • 10 anni, se si tratta di cittadino extracomunitario;
  • 4 anni, se si tratta di cittadino dell’Unione Europea.

E’ necessario che questi anni di residenza (4 o 10 anni) siano ininterrotti. Se quindi per esempio sei un extracomunitario e hai vissuto 6 anni in Italia, poi un anno in Cina e poi altri 4 anni in Italia, non hai diritto alla cittadinanza per naturalizzazione, perché i 10 anni non sono ininterrotti, ma spezzati da un anno in Cina.

La legge, concede un periodo inferiore per la naturalizzazione, nei seguenti casi (art 9, Legge. n.91/92):

  • Se padre, o madre o nonni erano cittadini italiani per nascita allora il soggetto può ottenere la cittadinanza dopo 5 anni di residenza legale e ininterrotta;
  • Lo straniero che ha raggiunto 18 anni adottato da cittadino italiano, può chiedere la cittadinanza trascorsi 5 anni dall’adozione;
  • L’apolide può chiedere la cittadinanza trascorsi 5 anni dal riconoscimento dello status di apolide;
  • Il rifugiato può chiedere la cittadinanza trascorsi 5 anni dal riconoscimento dello status di rifugiato (art. 16 della L. 91/92).

Apolide

Per apolide si intende una persona senza cittadinanza. Detta così, sembra difficile immaginare che possa esistere una persona che non ha una cittadinanza: in realtà non è così infrequente come si possa pensare.

Gli apolidi sono i soggetti nati senza cittadinanza, non ne hanno mai avuta una. Oppure che perdendola, non ne acquisiscono un’altra.

Le ragioni per cui si può perdere la cittadinanza:

  • Rinuncia volontaria. Proprio così, è possibile rinunciare alla propria cittadinanza;
  • Annullamento da parte delle autorità, per motivi politici, di sicurezza, ecc.

Ius sanguinis

Per ius sanguinis si intende l’acquisizione della cittadinanza attraverso:

  • Nascita da parte di cittadino italiano;
  • Oppure, se i genitori non sono italiani, era cittadino italiano un ascendente, per esempio un nonno.

Ecco perché si parla di “sanguinis”, ossia di diritto per sangue. L’Italia adotta appunto lo ius sanguinis e non lo ius soli: il solo fatto di essere nato in Italia non attribuisce automaticamente il diritto ad avere la cittadinanza italiana.