La separazione rappresenta un momento particolare della vita di coppia: allo sconforto del momento, si deve aggiungere una certa lucidità per poter arrivare a un accordo tra le parti, su alimenti, figli e altre questioni importanti.

In questa guida completa sull’assegno mantenimento moglie in separazione, ti spiego quanto spetta, come si calcola l’assegno, ti fornisco alcuni esempi di calcolo, per quanto tempo occorre versare l’importo, cosa succede se la moglie è disoccupata o lavoratrice, con figli o senza figli, o con figlio disabile, infine cosa succede se non si paga il mantenimento alla moglie.

Separazione

In caso di separazione, i due coniugi, hanno diritto di vivere entrambi in modo dignitoso. Per questo motivo, la legge impone che la parte più forte economicamente, versi a quella più debole un assegno di mantenimento.

Occorre precisare che si parla di parte più debole. Quindi non è sempre il marito a dover versare l’assegno alla moglie: se quest’ultima guadagna molto di più, allora sarà la moglie a versare l’assegno di mantenimento al marito.

Quanto spetta

Se tu e il tuo coniuge avete deciso di separarvi, in merito all’assegno di separazione avete due possibilità:

  1. Mettervi d’accordo. Proprio così: potete discutere tra voi e decide se e quanto dare di assegno di assegno di mantenimento. La somma la decidete voi.
  2. Se non riuscite a trovare un accordo, il calcolo dell’importo potete chiederlo al giudice che emetterà la sentenza di separazione.

Il coniuge più debole economicamente, è quello che ha un reddito inferiore, oppure non lavora. Attenzione però: se non trovate un accordo e quindi vi rivolgete al giudice, quest’ultimo non guarda solo lo stipendio, ma anche eventuali case di proprietà, investimenti, conti correnti.

Calcolo

Come detto nel paragrafo precedente, se tu e il tuo coniuge avete deciso di separarvi, potete decidere tra voi l’importo del mantenimento. Potete trovare un accordo e nessuno potrà dirvi nulla, anzi, gli accordi sono sempre la soluzione migliore per entrambi: significa che riuscite ancora ad avere un dialogo civile e prolifico.

Se non riuscite a trovare un accordo, allora dovete rivolgervi al tribunale. Il giudice, a questo punto, inizia una sorta di indagine per:

  1. Identificare il tenore di vita che avevate da sposati. Dopo varie sentenze della Corte di Cassazione (a partire dalla n.11504/2017 alla sentenza n. 24934/2019) tuttavia, il tenore di vita viene preso con le pinze: nel senso che quando due persone si separano, per forza di cose difficilmente possono mantenere lo stesso tenore di vita di prima. Dovranno pagare due case, doppie bollette e quant’altro. Quindi il giudice, più che considerare il tenore di vita da sposati, considera quanto l’obbligato all’assegno può effettivamente contribuire al mantenimento dell’ex;
  2. Capire se il coniuge che chiede il mantenimento ha oppure no i mezzi economici adeguati per vivere dignitosamente.

A titolo esemplificativo, il giudice considera nel calcolo:

  • Lo stipendio dei coniugi;
  • Il patrimonio, quindi se ci sono case di proprietà, investimenti, auto costose, ecc.;

Supponiamo per esempio che, il marito abbia uno stipendio di 7.000 euro al mese e la moglie di 1.300 euro. Insieme guadagnano 8.300 euro, quindi da sposati potevano permettersi un certo livello di vita. E’ chiaro che se i due si separano, il marito continua a mantenere un certo tenore, ma la moglie con 1.300 euro non può farlo.

La quantificazione dell’assegno non è così semplice come qualcuno potrebbe pensare. Bisogna considerare tutte queste variabili. A titolo esemplificativo facciamo un paio di esempi concreti.

Esempi

COPPIA A:

  • Moglie disoccupata che chiede l’assegno di mantenimento;
  • Marito percepisce uno stipendio normale, di 1.200/1.500 euro al mese;
  • Unica casa di proprietà.

Se alla moglie va la casa coniugale, il giudice potrebbe assegnarle 1/4 circa dello stipendio del marito, ossia 300/400 euro al mese. Questo perché la casa già da sola rappresenta un patrimonio, concesso alla moglie.

Se alla moglie non va la casa coniugale, il giudice potrebbe assegnarle di più: 1/3 circa dello stipendio del marito, ossia 400/500  euro al mese. concesso alla moglie.

COPPIA B:

  • Moglie che lavora e sebbene il suo reddito le possa garantire autosufficienza, pur non garantendole lo stesso tenore di vita di prima;
  • Marito percepisce uno stipendio normale, di 1.200/1.500 euro al mese;
  • Unica casa di proprietà.

Il giudice potrebbe negarle l’assegno, visto che è autosufficiente, anche se con il suo stipendio non mantiene lo stesso livello di vita di prima.

Attenzione

I casi contemplati sono a titolo esemplificativo, perché ogni caso è a sé e il giudice ha il delicato compito di stabilire, innanzitutto, le capacità economiche di entrambi e poi l’assegno, considerando tantissimi fattori che possono cambiare da coppia a coppia.

Per quanto tempo

La legge non indica un tempo trascorso il quale non si ha più l’obbligo di versare l’assegno di mantenimento alla moglie (o marito). Questo impegno, potrebbe persino durare tutta la vita.

Ci sono però casi in cui il marito può ridurre l’assegno:

  1. Se la moglie trova un lavoro con uno stipendio tale da potersi mantenere. In tal caso il marito può chiedere al giudice la riduzione o cancellazione del mantenimento.
  2. I coniugi divorziano e la moglie si risposa. In questo caso il diritto a percepire il mantenimento cessa il giorno del matrimonio, automaticamente. Quindi l’ex coniuge che versava l’assegno non ha neanche bisogno di aspettare la sentenza del giudice: può smettere di pagare l’assegno dal giorno del matrimonio della sua ex.

Disoccupata

Se tua moglie è disoccupata e non ha altri mezzi che le garantiscano autosufficienza, allora devi versarle l’assegno di mantenimento. L’importo potete deciderlo voi stessi, in accordo. Se tale accordo manca, dovete rivolgervi al giudice.

Il giudice considera tutta una serie di variabili, tra cui: vita da sposati, mancanza di lavoro della moglie, eventuali altre proprietà, assegnazione della casa coniugale.

Ma non solo: se la moglie è giovane e in salute ma non vuole cercare lavoro per scelta, il giudice può anche negarle l’assegno di mantenimento. Una cosa è una moglie ormai in età avanzata, con figli, per la quale è molto difficile reinserirsi nel mondo del lavoro.

Un’altra cosa è una moglie venti o trentenne, magari con esperienze di lavoro alle spalle, una laurea e un mondo lavorativo pronto ad accoglierla. In tal caso, il giudice potrebbe negare l’assegno di mantenimento.

Lavoratrice

Se tua moglie lavora e ha uno stipendio tale da garantirle autosufficienza, allora il giudice non ti obbliga a versarle l’assegno. Se lavora ma ha uno stipendio basso, tale da non permetterle di mantenersi, allora il giudice potrebbe obbligarti a versarle l’assegno.

Se la moglie risulta disoccupata, ma lavora in nero e ha un reddito che la rende autosufficiente, non le spetta l’assegno (Cassazione, sentenza n. 5603/2020). E’ chiaro che la stessa donna dovrà ammettere la presenza del lavoro in nero, oppure il marito dovrà presentarne al giudice le prove.

Senza figli

Se non avete figli in comune, il giudice può obbligarti comunque a versare l’assegno di mantenimento a tua moglie. Lo scopo è quello di mantenere a entrambi disponibilità economiche sufficienti.

Se quindi tua moglie non lavora, o lavora part time e ha uno stipendio basso, allora il giudice potrebbe comunque obbligarti a versare l’importo mensile.

Discorso a parte se tua moglie è giovane, in salute e ha tutte le possibilità per trovare lavoro: se non cerca lavoro proprio allo scopo di vivere alle tue spalle, il giudice può negarle l’assegno di mantenimento.

Con figli

Ls separazione con figli merita un discorso a parte. Se due coniugi che non hanno figli in comune possono andare ognuno per la sua strada, quando ci sono figli di mezzo, soprattutto minorenni, per il loro bene è giusto mantenere rapporti civili e di collaborazione.

Chiaramente, quando ci sono figli, i coniugi devono trovare un’intesa per il loro mantenimento. Entrambi i coniugi devono mantenere i figli, in base alle loro disponibilità economiche.

Ciò significa che se tu hai uno stipendio da 5.000 euro al mese e il tuo coniuge da 1.000, a parità di altre condizioni sei tu che devi contribuire maggiormente al mantenimento dei bambini/ragazzi.

Assegno di mantenimento moglie con figli maggiorenni

Se ci sono figli maggiorenni, i genitori hanno il dovere di mantenerli fino a 26 anni, età entro la quale un ragazzo, più o meno, può riuscire a ritagliarsi una indipendenza economica.

Per i ragazzi di oggi però, diventare indipendenti economicamente diventa sempre più difficile, dunque l’orientamento giuridico è quello di mantenere i figli finché non diventano indipendenti, a prescindere dall’età.

Questo non significa che il genitore separato debba pagare l’assegno di mantenimento per sempre. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11504/17, ha stabilito infatti che se il richiedente dell’assegno (in questo caso il figlio minorenne) è in grado di raggiungere indipendenza economica, per età, capacità lavorativa, formazione, il genitore non ha più l’obbligo di mantenerlo.

Dunque, nel caso di genitori separati, non è obbligato a versare l’assegno di mantenimento. Questo è il principio dell’autoresponsabilità economica: ognuno deve essere responsabile di sé stesso e non approfittare di una situazione (in tal caso l’assegno del genitore) pur di non lavorare o darsi da fare per cercare lavoro.

Con figlio disabile

Se hai un figlio che, pur essendo maggiorenne, è affetto da grave patologia che lo rende inabile al lavoro, hai l’obbligo di mantenerlo, dunque anche se non sei convivente con tale figlio hai l’obbligo di versare l’assegno di mantenimento (Cass., sentenza n. 13109/19).

Non solo, sempre la Cassazione, con la sentenza n. 1146/2007, ha stabilito che anche se il figlio disabile trova lavoro, ha diritto al mantenimento dei genitori, quindi anche all’assegno di mantenimento.

La presenza di disabilità, comporta il dovere dei genitori di partecipare alla sua assistenza, anche economica. Dunque se tuo figlio disabile trova lavoro o percepisce una pensione di invalidità, mantiene comunque il diritto all’assegno di mantenimento.

Cosa succede se non si paga il mantenimento alla moglie

Se non paghi il mantenimento alla moglie, puoi incorrere nel reato di omesso versamento mantenimento (art. 570 codice penale), ma solo se sussistono tutte le seguenti condizioni:

  1. La vittima (ossia la moglie e/o i figli, a seconda dell’assegno omesso), si trova in stato di bisogno. Per la legge, i figli minorenni sono sempre considerati in stato di bisogno, in quanto incapaci di procurarsi reddito;
  2. La persona obbligata a pagare l’assegno è in grado di pagare il mantenimento. Dunque ha un lavoro o una rendita. Se quindi non ha mezzi di sussistenza per pagare, non sussiste reato. Diverso però è il caso di licenziamento volontario, fatto apposta per non pagare gli alimenti (in tal caso c’è mala fede e la moglie/figli devono dimostrarla);
  3. A causa del mancato mantenimento, alla vittima (moglie e/o figli) mancano i mezzi di sussistenza, in modo parziale o totale, ossia non riescono a far fronte alle spese con tranquillità.

Se non paghi il mantenimento dovuto quindi, rischi un processo penale. Puoi sfuggire solo se dimostri di non avere i mezzi per pagare il mantenimento oppure se dimostri che alla moglie non si trova in stato di bisogno.

Per quanto riguarda i figli minorenni invece, la mancanza di stato di bisogno non puoi dimostrarla: la legge, essendo minorenni, li ritiene sempre in stato di bisogno, ossia incapaci di produrre reddito. In tal caso quindi, l’unico modo per rischiare penalmente, è dimostrare di non avere mezzi per pagare il mantenimento.