La lavoratrice badante in gravidanza, gode di specifiche tutele a partire dal momento in cui scopre di essere incinta: innanzitutto il datore di lavoro deve garantirle dei permessi per tutte le visite mediche relative al suo stato. Ma non solo: la badante, come tutte le altre lavoratrici ha diritto alla maternità obbligatoria.

In questa guida completa sulla maternità badante ti spiego come funziona, sia per la non convivente che per la badante convivente, quanto costa, chi paga, come presentare domanda all’INPS, infine in quali casi può essere licenziata anche durante il periodo di tutela.

Come funziona

Se sei incinta e fai la badante, godi di alcune tutele importanti: prima fra tutte l’astensione obbligatoria dal lavoro dalla fine del settimo mese di gestazione e fino a tre mesi dopo il parto. Grazie alla flessibilità, puoi andare a lavoro anche fino al termine dell’ottavo mese di gravidanza e poi fare i restanti quattro mesi dopo il parto. Questo è possibile se lo decidi tu e, soprattutto, se la tua permanenza a lavoro non pregiudica la salute tua e/o di tuo figlio.

Durante questi cinque mesi, non puoi lavorare e l’INPS ti paga l’indennità di maternità, pari all’80% della tua retribuzione. Se quindi per esempio hai uno stipendio mensile di 1.300 euro, hai diritto a un’indennità di maternità pari a 1.040 euro.

Astensione facoltativa

Le madri lavoratrici, generalmente, dopo l’astensione facoltativa, pari ad ulteriori sei mesi dopo la maternità obbligatoria. In tutto quindi, sono 11 mesi di astensione.  Come dice il nome stesso, si tratta di astensione facoltativa: la mamma può decidere di tornare a lavorare, oppure decidere di usufruirne. Durante questo periodo percepisce il 30% dello stipendio.

Purtroppo le badanti, così come le colf, non hanno diritto a questa tutela: non godono del periodo di astensione facoltativa: dopo i cinque mesi di obbligatoria quindi, devono tornare a lavorare. A meno che prendano altri accordi con il datore di lavoro: per esempio si accordino per un periodo di aspettativa non retribuita.

Convivente

La badante convivente ha diritto di usufruire, fino al termine del settimo mese di gravidanza (ovvero fino all’inizio dell’astensione obbligatoria), di permessi retribuiti per sottoporsi a visite specialistiche e altri controlli legati alla maternità.

Il datore di lavoro non può negare alla lavoratrice questi permessi: la donna, che sia convivente o meno, deve necessariamente poter effettuare tutte le visite opportune per la sua salute e quella del nascituro.

Può essere licenziata

La badante gode del cosiddetto periodo di tutela: il datore di lavoro non può licenziarla quando è incinta e fino al termine del periodo di astensione obbligatoria, quindi fino a tre o quattro mesi dopo il parto.

C’è una sola situazione in cui può licenziarla: se commette qualcosa di talmente grave da pregiudicare il rapporto di fiducia. Per esempio, il datore di lavoro la coglie durante un furto in casa. Si tratta del cosiddetto licenziamento per giusta causa, sempre possibile, anche in maternità.

Quello del furto in casa è solo un esempio: qualsiasi fatto che pregiudichi irrimediabilmente il rapporto di fiducia tra badante e datore di lavoro, diventa motivo di licenziamento. Per esempio, la badante inizia a maltrattare la persona di cui si dovrebbe prendere cura, oppure volutamente inizia a non dargli più le medicine dovute.

In questi casi, il datore di lavoro può procedere con il licenziamento immediato: non deve neanche rispettare il periodo di preavviso previsto dal contratto. Il licenziamento avviene in tronco: il datore di lavoro invita la badante a lasciare subito il posto di lavoro, anche se è incinta oppure in maternità obbligatoria.

Chi paga

Durante il periodo di astensione obbligatoria, la badante riceve un’indennità pari all’80% del suo stipendio. Questa indennità la paga direttamente l’INPS, sul conto corrente della badante. Al posto del conto corrente va bene anche una carta ricaricabile dotata di IBAN (tipo Postepay Evolution).

Quindi è diverso rispetto ad altre lavoratrici, dove l’indennità la anticipa il datore di lavoro direttamente in busta paga. Per le badanti, il datore di lavoro non è tenuto ad anticipare: è l’INPS che versa le spettanze sull’IBAN della lavoratrice, dopo che quest’ultima ha presentato regolare domanda.

Quanto costa

Per il datore di lavoro, la maternità della badante non rappresenta un costo: l’indennità la paga direttamente l’INPS. Il datore di lavoro non deve pagare nulla perché l’INPS si occupa di tutelare la lavoratrice durante tutto il periodo da due mesi prima del parto fino a tre mesi dopo.

Il datore di lavoro non deve neanche anticipare l’indennità (come avviene invece per altre categorie di lavoro): è l’INPS a versare sull’IBAN della badante le sue spettanze.

Anticipata

La badante incinta ha diritto alla maternità anticipata in questi casi (D. Lgs. n. 151/2001):

  1. Gravidanza a rischio per complicanze o malattie preesistenti;
  2. Ambiente di lavoro pericoloso per la salute del bambino e/o la madre;
  3. Mansioni lavorative incompatibili con lo stato di gravidanza, per esempio l’essere addetta a sollevamento pesi. Tipico esempio è quello della badante che deve spostare una persona anziana dal letto: in questo caso si tratta di dover sollevare una persona, una mansione impegnativa per una donna che è in attesa.

Nel primo caso, ossia gravidanza a rischio, spetta subito la maternità anticipata. Nel secondo e terzo caso, il datore di lavoro può modificare l’ambiente di lavoro in modo da renderlo compatibile e sicuro con la gravidanza, oppure esonerare la donna dal svolgere mansioni pesanti. Se ciò non è possibile, allora la badante va in maternità anticipata.

Maternità anticipata: chi la paga

Anche la maternità anticipata, così come quella obbligatoria, la paga direttamente l’INPS. Il datore di lavoro non deve anticipare nulla in busta paga. Durante la maternità anticipata, l’INPS versa alla badante l’80% della sua retribuzione, quindi esattamente come se fosse in maternità obbligatoria.

Domanda

La badante incinta, prima della fine del settimo mese di gravidanza, deve inviare all’INPS apposita domanda di maternità (indennità per astensione obbligatoria). La domanda va inviata:

  • Tramite il sito INPS, dunque occorre avere delle credenziali di accesso, quale ad esempio lo SPID;
  • Tramite call center INPS;
  • Oppure tramite un patronato, che può fornire assistenza.