Quello della maternità è un periodo molto delicato: la madre lavoratrice, gode in Italia di specifiche tutele: la colf ha diritto a cinque mesi di stop dal lavoro, durante i quali percepisce l’indennità INPS, pari all’80% della sua retribuzione media.

In questa guida completa sulla maternità colf ti spiego come funziona, i requisiti per aver diritto all’indennità, quanti contributi INPS servono, cosa succede se la lavoratrice partorisce prima o dopo la data presunta, gli obblighi del datore di lavoro e infine i casi di licenziamento.

Come funziona

I collaboratori domestici, quindi ad esempio colf e badanti, hanno diritto di astenersi dal lavoro due mesi prima del parto e tre mesi dopo. Grazie alla flessibilità, è possibile andare a lavorare fino alla fine dell’ottavo mese e dunque farsi i quattro mesi dopo la nascita del bambino.

Durante questi mesi, la lavoratrice ha diritto di percepire l’indennità di maternità, pari all’80% della retribuzione. Se quindi la tua retribuzione è di 1.500 euro al mese, hai diritto a un’indennità pari a 1.200 euro al mese.

Parto dopo la data presunta

Se il parto avviene dopo la data presunta, hai diritto all’indennità per tutto il periodo fino al parto. Dopodiché, ti spettano comunque tre mesi pieni post partum. Quindi se per esempio la data presunta del parto è il 7 dicembre, ma partorisci il 20 dicembre, la maternità obbligatoria dura comunque dal 20 dicembre al 20 marzo (o aprile, se hai optato per la formula 1+4) e ne percepisci la relativa indennità.

Parto prima della data presunta

Se invece, il parto avviene prima della data presunta, ti spettano i tre mesi di maternità (o quattro) + il tempo tra la data effettiva del parto e la data presunta. Quindi, se per esempio la data presunta del parto è il 15 ottobre, ma tu partorisci il 30 settembre, comunque i tre mesi di maternità ti spettano a partire dal 15 ottobre e non dal 3 settembre. Sarai dunque in maternità obbligatoria dal 15 ottobre al 15 gennaio (o al 15 febbraio se hai optato per la formula 1+4).

Ricovero del neonato

Se tuo figlio viene ricoverato, hai diritto alla sospensione del congedo: ripartirà appena l’ospedale dimette tuo figlio. Se quindi per esempio tuo figlio nasce il 5 aprile, hai diritto al congedo fino al 5 luglio. Se però tuo figlio rimane ricoverato in ospedale per 15 giorni, il congedo parte dal 20 aprile (ossia dal giorno delle dimissioni del bebè) e dura fino al 20 luglio.

Interruzione di gravidanza

Se perdi il bambino e sei oltre i sei mesi di gestazione, oppure il bambino decede dopo il parto o durante l’astensione, hai diritto comunque di fare tutto il periodo di astensione obbligatoria, a meno che sia tu stessa a voler tornare a lavoro. Se quindi per esempio, perdi il bambino al settimo mese di gravidanza, hai comunque diritto a cinque mesi di astensione dal lavoro.

Maternità facoltativa

I lavoratori domestici hanno diritto soltanto all’astensione obbligatoria, non hanno diritto invece alla cosiddetta maternità facoltativa, purtroppo. Dopo i cinque mesi di maternità obbligatoria quindi, tocca il rientro al lavoro.

Requisiti

Hai diritto all’indennità di maternità obbligatoria, solo se, nei due anni precedenti il periodo di astensione, hai maturato un certo numero di contributi. Se non raggiungi questo numero non hai diritto alla tutela prevista.

Contributi INPS richiesti

Nello specifico, ti spetta l’indennità se hai maturato:

  • Almeno 52 settimane di contributi INPS, anche in settori diversi da quello domestico. Quindi puoi aver svolto per esempio un lavoro come commessa. Se hai almeno 52 settimane di contributi negli ultimi due anni, hai diritto all’indennità. Quindi, se per esempio il tuo congedo di maternità inizia il 30 settembre 2023 (perché finisce il settimo mese di gravidanza), devi aver maturato almeno 52 settimane di contributi dal 30 settembre 2021 al 30 settembre 2023.
  • Oppure, non hai 52 settimane di contributi negli ultimi due anni, ma puoi vantare almeno 26 settimane di contributi nell’ultimo anno precedente l’inizio del congedo. Quindi, se per esempio il tuo congedo di maternità inizia il 30 settembre 2023 (perché finisce il settimo mese di gravidanza), devi aver maturato almeno 26 settimane di contributi dal 30 settembre 2022 al 30 settembre 2023.

Obblighi datore di lavoro

E’ l’INPS a pagare la maternità alla colf: quindi, a differenza di altre tipologie di lavoro, non è chi assume a dover anticipare l’indennità. Solitamente infatti l’indennità la paga il datore di lavoro, o meglio, la anticipa. In caso di lavoratrice domestica in maternità, l’indennità la paga direttamente l’INPS, tramite bonifico su IBAN della lavoratrice.

Attenzione

Il datore di lavoro deve comunque continuare ad emettere la busta paga ogni mese: durante tutti i cinque mesi di assenza della colf. Nella busta paga deve specificare l’assenza per maternità.

Licenziamento

Il datore di lavoro non può licenziare la lavoratrice domestica dall’inizio di gravidanza e fino al termine del congedo di maternità (art. 24, co. 3 del CCNL domestici). Se dunque, per esempio, la lavoratrice partorisce il 25 gennaio ed è in congedo fino al 25 aprile 2024, fino al 25 aprile non può essere licenziata.

Il datore di lavoro può comunque licenziare la colf, ma solo in uno specifico caso: quando ricorre giusta causa. Ossia quando la colf ha commesso un fatto talmente grave, da compromettere irrimediabilmente la fiducia del datore di lavoro.

Per fare alcuni esempi: il datore di lavoro sorprende la colf a rubare in casa, oppure sorprende la colf intenta a organizzare feste in assenza e ad insaputa del proprietario di casa. In questi casi, il datore di lavoro può interrompere immediatamente il rapporto di lavoro, anche se la colf è incinta o è in maternità obbligatoria.