Il tuo desiderio è quello di metterti in proprio: basta superiori, basta colleghi, basta far decidere agli altri. Vuoi essere tu padrone del tuo tempo, dei tuoi impegni, della tua vita. Ma essere imprenditore o libero professionista non è tutto rose e fiori: ci sono pro e contro.

In questa guida completa sulla partita IVA forfettaria ti spiego come funziona questo regime di vantaggio che ti consente di pagare poche tasse, ti fornisco un esempio di calcolo, quali sono i requisiti per accedere, quali i costi INPS da sostenere, i limiti hai già un lavoro dipendente e infine come aprire partita IVA forfettaria senza Camera di Commercio.

Come funziona

Stai pensando di aprire partita IVA ma alcuni dubbi ti frenano: ti stai chiedendo quanti costi dovrai sostenere, chissà quante persone ti stanno dicendo che non conviene, che inizialmente i guadagni saranno pochi e se ne andranno tutti in tasse, che la contabilità da tenere è assai difficile, che le tasse non solo sono alte ma sono diverse e c’è solo da scervellarsi tra un pagamento e l’altro…

Probabilmente tutte queste persone non sanno che esiste un regime fiscale adatto proprio a chi desiste dal mettersi in proprio perché teme che le tasse “mangino” tutti i guadagni e tutto il resto. Si chiama regime forfettario.

Tasse

Grazie al regime forfettario, paghi solo il 15% delle tasse sul tuo fatturato. Non paghi IRPEF, non paghi IVA, niente. Paghi solo questo 15%, di imposta sostitutiva (perché appunto sostituisce IRPEF, IVA, ecc.).

E il 15% non lo paghi su tutto il fatturato, ma su una percentuale che dipende dal tipo di attività che svolgi. Questa percentuale si chiama coefficiente di redditività.

Grazie al regime forfettario, ipotizzando un certo fatturato, puoi già sapere quanto pagherai di tasse. Vediamo insieme come calcolare il tuo guadagno netto e le tasse da pagare, con un esempio numerico semplice da capire.

Esempio

Supponiamo che tu decida di aprire partita IVA come traduttore freelance. Quando apri la P.IVA, devi indicare all’Agenzia delle Entrate che tipo di attività svolgi. Per indicarla devi comunicare un codice (detto codice ATECO), che individua appunto il tuo settore.

Quindi, per esempio, se apri un negozio di scarpe, devi comunicare all’Agenzia delle Entrate un determinato codice Ateco, se apri un bar ne devi comunicare un altro, se apri uno studio legale un altro ancora. E così via. Insomma, ogni attività economica ha un codice ATECO che la rappresenta.

Se apri partita IVA in regime forfettario, il codice ATECO è di estrema importanza, perché il coefficiente di redditività (ossia la percentuale di fatturato su cui calcolare le tasse) dipende proprio dal codice ATECO.

Di seguito i coefficienti di redditività previsti per ogni codice Ateco:

Coefficienti di redditività per codici ATECO
Codice AtecoCoefficiente
(aliquote)
Da 10.X a 11.X (Industrie alimentari)40%
45.X e da 46.2 a 46.9 (Commercianti all’ingrosso)
Da 47.1 a 47.7 e 47.9 (Commercianti al dettaglio)
40%
47.81 (Commercianti ambulanti di alimenti)40%
Da 47.82 a 47.8 (Commercianti ambulante di altri beni)54%
 Da 41 a 43 e 68 (Edilizia e attività immobiliari)86%
46.1 (Mediazione del commercio)62%
Da 55 a 56 (Servizi turistici e ristorazione)40%
 Da 64 a 66; da 69 a 75; da 85 a 88
(Attività professionali)
78%
Da 01 a 03; 05, 09; da 12 a 13; da 35 a 39;
Da 49 a 53; da 58 a 63; da 77 a 82; 84;
Da 90 a 99 (Altre attività economiche)
67%

Bene, ora facciamo l’esempio promesso, per farti capire come calcolare le tasse in regime forfettario.

Supponiamo che tu apra un’attività come commerciante ambulante, quindi apri la P. IVA con codice ATECO 47.81. Come vedi nella tabella precedente, il tuo coefficiente di redditività è pari al 40%. Significa che devi pagare il 15% di tasse sul 40% del tuo fatturato. A cui devi sottrarre solo il costo INPS (i tuoi contributi).

Altri costi non puoi sottrarli (questo è il vero svantaggio del regime forfettario: non puoi scaricare alcun costo, se non quello dei contributi INPS).

Ricapitolando, ecco la formula per calcolare le tasse da pagare in regime forfettario:

15% del coefficiente di redditività di (fatturato – costi INPS)

Quindi, supponendo che tu:

  • Sia un commerciante ambulante, quindi a cui si applica coefficiente di redditività del 40%;
  • Che il primo anno fatturi 20.000 euro;
  • Che i costi INPS ammontino a 4.000 euro.

Ecco quante tasse devi pagare per il primo anno:

15% di 40% di (20.000 – 4.000) =

15% di (40% di 16.000) = 15% di 6.400 = 960 euro.

960 euro sono le tasse che devi pagare per il primo anno di partita IVA! Buono vero? E tu che pensavi chissà quante tasse avresti pagato nell’intraprendere un’attività per conto tuo!

Tasse al 5% per le start up!

Ma le buone notizie non finiscono qui: finora ti ho mostrato il calcolo del 15%. In realtà, per i primi 5 anni di attività c’è un ulteriore vantaggio: paghi non il 15, ma solo il 5% di tasse. Quindi nell’esempio precedente paghi solo 320 euro di tasse (5% di 6400). Dal sesto anno inizi a pagare il 15%.

Requisiti

Puoi aprire partita IVA in regime forfettario solo se possiedi i seguenti requisiti:

  • Non fatturi più di 65.000 euro annui. Chi apre partita IVA sa già più o meno quanto potrebbe fatturare, e pochi partono con grandi guadagni, quindi è molto probabile che non fatturerai più di 65.000 euro annui;
  • Spendi per il personale un massimo di 20.000 euro annui (che siano dipendenti o collaboratori). Sempre se ne hai personale (molti aprono P.IVA per lavorare da soli, senza collaboratori e in questo caso si rientra pienamente nel requisito);
  • L’anno precedente hai avuto un reddito da lavoro dipendente oltre 30.000 euro lordi. Se non hai un lavoro dipendente o se lo hai ma guadagni meno di 30 mila euro lordi annui, allora rientri nel requisito.

Costi INPS

Una volta aperta la partita IVA, devi iscriverti anche all’INPS, per versare i contributi, che ti pagheranno la pensione e le altre indennità previste. Qui c’è da fare una distinzione. Puoi aprire la tua posizione INPS come:

  • Commerciante o artigiano, quindi apri una posizione nella Gestione Commercianti e Artigiani;
  • Oppure come libero professionista, quindi apri posizione nella Gestione Separata.

C’è una importante differenza, perché chi è iscritto alla Gestione Commercianti e Artigiani deve pagare un tot di contributi annui minimi. Quindi, o fatturi o non fatturi, i contributi minimi annui devi pagarli. Si tratta di circa 3.600 euro all’anno.

Se invece ti iscrivi alla Gestione Separata (quindi come libero professionista) allora i contributi sono pari al 25,72% del fatturato. Quindi se non fatturi o fatturi poco, paghi zero contributi o ne paghi poco.

La differenza non è da poco: nella Gestione Commercianti e Artigiani devi pagare il minimo. Nella Gestione Separata no: paghi i contributi solo quando e se fatturi.

Non puoi scegliere tu

A questo punto dirai: “Allora mi iscrivo alla Gestione Separata!”. E purtroppo le cose non stanno così: non puoi decidere tu a quale gestione iscriverti. Se sei un commerciante (per esempio apri un bar, una pizzeria, ecc.) devi per forza iscriverti alla Gestione Commercianti.

Se sei un libero professionista (per esempio un traduttore, un grafico, un programmatore, ecc.) allora devi iscriverti alla Gestione Separata. Quindi, come hai capito, la Gestione INPS in cui andrai non la decidi tu, ma dipende dal tuo tipo di attività.

Lavoro dipendente

Se hai già un lavoro da dipendente, puoi aprire la partita IVA forfettaria solo se il tuo reddito da dipendente non supera i 30.000 euro annui lordi. Se li supera, allora non puoi entrare nel regime forfettario.

In tal caso dovrai aprire partita IVA in regime ordinario o semplificato. Quindi a quel punto non pagherai solo il 15% di tasse, ma anche IRPEF, IVA e tutto il resto.

Senza iscrizione Camera di Commercio

Solo i commercianti e gli artigiani devono iscriversi alla Camera di Commercio (CCIAA). Quindi per esempio bar, negozi, ristoranti, agenti di commercio, estetiste, parrucchieri. E ogni anno devi pagare la tassa annuale (pari a circa 50/100 euro).

Se invece sei un libero professionista, non sei un commerciante, quindi alla Camera di Commercio non devi iscriverti. Se sei un traduttore, un grafico, un programmatore, un interprete, sei un libero professionista e dunque alla CCIAA non devi iscriverti.