Sono sempre più i soggetti che svolgono lavoro di tipo occasionale: studenti universitari che necessitano di entrate per sostenere l’attività di studio, pensionati con pensioni troppo basse, dipendenti che hanno necessità di arrotondare il proprio stipendio. E ancora una lunga lista di disoccupati, inoccupati e cassintegrati.
Le prestazioni di lavoro occasionali, sono prestazioni erogate al di fuori di un rapporto di lavoro dipendente (hanno quindi natura meramente occasionale e accessoria), i cui compensi non superano i 5.000 euro all’anno. Nel corso del 2012, con il governo di Mario Monti, la normativa sulle prestazioni occasionali, é stata oggetto di una revisione (riforma Fornero), che ha introdotto significative modifiche e limiti.
Le restrizioni toccano il limite reddituale e il rapporto tra il lavoratore autonomo e il committente, o cliente, presso cui il lavoratore occasionale presta la sua attività.
Limite reddituale: le prestazioni di lavoro occasionale non possono superare i 5000 euro annui complessivi (riferimento all’anno solare, quindi dal 1 gennaio al 31 dicembre). Il limite reddituale é inteso come lordo. Questo significa che il lavoratore può prestare la sua attività per più committenti, ma il totale del reddito dai vari committenti non deve superare i 5000 euro lordi.
Limite per singolo committente (solo in caso di lavoro occasionale di tipo accessorio, ossia quelle remunerate con i voucher): le prestazioni erogate a favore di imprenditori commerciali o professionisti, non devono superare il limite di 2.000 euro annui. Sottolineiamo che questo limite di 2000 euro si applica solo alle prestazioni occasionali di tipo accessorio (quel tipo di collaborazioni remunerate tramite voucher) e non ordinarie.
Le prestazioni erogate a favore di imprese non commerciali invece, hanno un limite di 5.000 euro annui.
Se si superano questi limiti, la prestazione non é più occasionale e occorre che il lavoratore sia iscritto alla specifica categoria INPS.