Ogni anno il governo prevede delle novità per i cosiddetti “contribuenti minimi” e, anche per il 2016, la Legge di Stabilità ha previsto un regime agevolato, denominato “regime forfettario”, il quale prevede un’aliquota fiscale del 15% da applicare al reddito calcolato forfettariamente.
Ma quali sono i requisiti a cui devono rispondere giovani professionisti o imprenditori, che intendono aderire al regime e aprono partita IVA? Ecco i requisiti richiesti dall’Agenzia delle Entrate, per imprenditori, avvocati, traduttori, psicologi e gli altri liberi professionisti.
I requisiti necessari affinchè si possa aderire al regime forfettario, sono i seguenti:
- aver conseguito ricavi inferiori a determinate soglie. Queste soglie, negli anni passati erano uguali per tutti, e corrispondevano a 30.000 euro annui, Con il regime forfettario, per ogni codice ATECO è previsto un limite diverso. Queste soglie vanno da 15.000 a 50.000 euro (con l’ultima legge, le soglie sono state aumentate, da 40.000 a 50.000). Da questo link è possibile scaricare il documento con tutte le soglie di ricavi previste per singolo codice ATECO. Se l’attività ha più codici Ateco, allora si assume il limite più alto.
- Aver sostenuto un costo del lavoro (per prestazioni occasionali, per lavoro dipendente o collaborazioni) non superiore a 5.000 euro lordi. Con questo regime, c’è da notare una importante novità: mentre negli scorsi anni, i contribuenti minimi potevano avvalersi solo di collaboratori occasionali, con il regime forfettario è possibile anche assumere in qualità di lavoratori dipendenti. Purchè le spese lorde non superino i 5.000 euro annui.
- Aver sostenuto un costo per beni strumentali, non superiore a 20.000 euro.
- Se l’imprenditore o il professionista in regime forfettario, ha anche un lavoro da dipendente, allora i redditi della partita IVA devono essere maggiori di quelli percepiti da dipendente. Questo requisito non si applica se la somma dei redditi (quindi partita IVA + lavoro dipendente) non supera i 20.000 euro annui.
Ricordiamo inoltre che, se si ha già un lavoro da dipendente (a tempo indeterminato e full time), è possibile evitare di pagare i contributi INPS con la propria partita IVA. Quando infatti c’è “prevalenza di lavoro subordinato” rispetto a quello in proprio, si è già coperti sotto il profilo previdenziale, da parte del datore di lavoro. Non é quindi necessario versare anche i contributi per l’attività in proprio.
La verifica dei requisiti di accesso va effettuata in riferimento all’anno precedente. Con la dichiarazione dei redditi 2017, per esempio, occorre aver rispettato i requisiti nel 2016, e così via. Di seguito, la sussistenza dei requisiti continua ad essere verificata di anno in anno.