Il forfettario è un regime di vantaggio per i piccoli imprenditori e liberi professionisti: al posto di pagare IRPEF e altri balzelli, paghi soltanto l’imposta sostitutiva del 15% (che scende addirittura al 5% durante i primi anni di attività). Tuttavia, anche il regime forfettario ha degli aspetti che, in alcuni casi, potrebbero essere svantaggiosi.

In questa guida completa su regime forfettario e IVA su acquisti ti spiego come funziona questo regime quando effettui acquisiti per la tua attività, chi paga l’IVA, l’impossibilità di scaricarla come costo, come funziona l’esenzione.

Come funziona

Se hai una partita IVA in regime forfettario, sei esente dal pagare l’IVA. Quando emetti una fattura quindi, non devi inserire l’IVA. Il regime di vantaggio consiste proprio nella mancata applicazione delle imposte principali che solitamente gravano su un imprenditore o libero professionista.

Le uniche imposte che paghi sono:

  1. L’imposta sostitutiva al 15%, da versare una volta l’anno in fase di dichiarazione dei redditi;
  2. L’imposta di bollo pari a 2 euro, da inserire in fattura se l’importo supera i 77,47 euro.

Chiarito dunque che quando emetti fattura non devi inserire l’IVA, vediamo invece come funziona quando sei tu ad acquistare, un bene o un servizio.

Chi la paga

Quando compri un bene o un servizio, nel prezzo è compresa l’IVA. In genere un imprenditore può scaricare l’IVA: quando presenta la dichiarazione IVA, può fare la sottrazione tra IVA dovuta e IVA pagata sugli acquisti e dunque pagare un importo inferiore.

Nel caso del regime forfettario, siccome tu non applichi l’IVA sulle tue fatture, non puoi neanche scaricare l’IVA sugli acquisti. Di conseguenza, quando compri un bene o un servizio, devi pagarlo a prezzo pieno, compresa l’IVA. E l’IVA pagata non puoi scaricarla.

Ecco perché, prima di aprire partita IVA in regime forfettario devi pensarci bene: se hai un’attività che prevede tanti costi, sappi che non potrai scaricarli! Così come non potrai scaricare neanche l’IVA. Se la tua attività prevede molte spese, forse è meglio optare per il regime ordinario o semplificato. Il tuo commercialista saprà consigliarti al meglio.

Esenzione

In conclusione, essendo in regime forfettario, da una parte non devi pagare l’IVA (sulle fatture che emetti, sono esenti). Dall’altra però, l’IVA sugli acquisti la paghi tu, è a tuo completo carico. Non puoi scaricarla, così come non puoi scaricare tutti i costi sostenuti per l’attività.

L’unico costo che puoi scaricare, ossia dedurre dal reddito di impresa, è quello relativo ai contributi previdenziali. Avendo una partita IVA in regime forfettario, devi pagare i contributi previdenziali come segue:

  • Se sei un imprenditore, dunque hai una ditta individuale (sei quindi iscritto alla Gestione Commercianti INPS), devi pagare un importo fisso, pari a circa 4.000 euro annui. Al crescere del fatturato aumentano anche i contributi da pagare, ma l’importo minimo è pari a circa 4.000 euro annui.
  • Se sei un libero professionista (sei quindi iscritto alla Gestione Separata INPS), non hai un importo fisso da pagare. Paghi i contributi in proporzione al tuo reddito. Se quindi per esempio hai un reddito pari a zero, paghi zero contributi.

Queste sono le uniche spese che puoi scaricare.

Reverse charge

Se con la tua attività effettui acquisti dall’estero, nello specifico da Paesi appartenenti alla Comunità europea, questi fornitori emetteranno fatture senza IVA. Poi sei tu che devi integrare le fatture con l’IVA e versarla allo stato italiano, ma solo se gli acquisti superano i 10.000 euro annui (art. 38 del D.L. n. 331/93).

Se quindi compri qualcosa dall’estero, superati i limiti previsti dalla legge, quella fattura che devi pagare è senza IVA. Tu però devi integrarla con l’IVa secondo le aliquote nazionali (italiane) e versarla al fisco italiano secondo le classiche scadenze previste.