La rivalsa dell’IVA è un aspetto molto importante che tocca imprenditori e liberi professionisti, in vari momenti: nel momento in cui si prepara una classica fattura a un cliente ma anche quando si consegnano degli omaggi, dei campioncini di prova, ecc.

In questa guida completa sulla rivalsa IVA ti spiego cos’è e come funziona, qual è il significato, come registrare una fattura omaggio con rivalsa IVA, come registrare una fattura omaggio senza rivalsa IVA, quando è possibile detrarre l’IVA per l’acquisto e infine come fare rivalsa IVA a seguito di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Cos’è e come funziona

Cosa significa. “Rivalsa dell’IVA” significa una semplicissima cosa: chi emette fattura, inserisce l’IVA, ma questa IVA la paga il compratore, fino al consumatore finale. Infatti per esempio, un negozio da cui compri un paio di scarpe, ti rilascia lo scontrino comprensivo di IVA, questa IVA la versa il titolare del negozio all’Agenzia delle Entrate, ma in realtà l’hai pagata tu. Quindi il negoziante ha operato rivalsa sul cliente.

Finora abbiamo parlato di vendita tra negoziante e consumatore finale. Ora passiamo invece alle vendite tra titolari di partita IVA, vediamo come funziona la rivalsa e la conseguente detrazione dell’IVA.

Se sei un’impresa o un libero professionista e vendi prodotti o servizi, quando emetti fattura al tuo cliente, devi inserire l’IVA. Quindi, l’IVA te la paga il tuo cliente e tu poi la versi allo stato. Il tuo cliente, se a sua volta è titolare di partita IVA, può scaricare (detrarre) l’IVA che ti ha versato, dall’IVA che ha a debito, ossia l’IVA che a sua volta ha creato con le fatture emesse, come hai appena fatto tu. Facciamo un esempio numerico e concreto per capire meglio questo meccanismo di rivalsa dell’IVA.

Significato

Sei un venditore di vestiti all’ingrosso e vendi a un negozio di abbigliamento una partita da 2.000 euro. Dovrai fare una fattura pari a 2.000 + 22% = 2.440 euro totali. Il negozio tuo cliente quindi ti versa questi 2.440 euro. Tu, di questa somma, 440 euro devi versarli allo stato.

Dal canto suo invece, il negozio, ti ha versato sempre 440 euro di IVA, è lui che li ha effettivamente sborsati, quindi è creditore verso lo stato per 440 euro. Oggi effettua una vendita di 1.000 euro + 22% di IVA, quindi 10.000 + 2.200 euro. Questi 2.200 euro deve versarli al fisco, ma siccome ha un credito di 440 euro, allora versa al fisco solo 2.200 – 440 = 1.760 euro.

Il meccanismo della rivalsa dell’IVA è proprio questo: la possibilità di detrarre l’IVA versata sulle fatture ricevute. Questo meccanismo di compensazione tra IVA a credito e IVA a debito, le imprese non lo fanno per ogni singola fattura, sarebbe troppo complicato e dispendioso di tempo, ma periodicamente: sommano tutta l’IVA a credito e tutta l’IVA a debito e da lì calcolano se sono a debito o a credito nei confronti del fisco.

Se sono a debito, versano quanto dovuto, se sono a credito invece, scaricano questo credito compensandolo con altri debiti fiscali da pagare.

Su omaggi

Quando un’impresa regala un omaggio, bisogna capire innanzitutto se tale bene è un oggetto relativo all’attività di impresa o estraneo all’attività di impresa. Per esempio: un colorificio offre in omaggio un piccolo tubetto di vernice: è un omaggio relativo all’attività di impresa. Se offre in omaggio un marsupio per bimbi allora è probabile non sia un bene relativo ad attività di impresa.

Dopo aver individuato il tipo di omaggio (inerente o meno all’attività di impresa), dietro c’è tutta una serie di considerazioni da fare, operazioni da contabilizzare e capire come comportarsi con l’IVA. Vediamo quindi cosa fare nei vari momenti: acquisto e poi cessione gratuita dell’omaggio.

Come detto poc’anzi, innanzitutto bisogna distinguere tra:

  • Omaggi relativi all’attività di impresa;
  • Omaggi che non hanno nulla a che vedere con l’attività di impresa.

Analizziamo entrambi i casi e vediamo come comportarsi con IVA e fatturazione.

Beni non oggetto dell’attività di impresa

Se compri dei beni da distribuire gratuitamente e tali beni non hanno nulla a che vedere con la tua attività di impresa, stai comprando beni di rappresentanza (art. 19-bis 1, lett. h) DPR n. 633/72). Nel momento dell’acquisto quindi, quando ricevi la fattura dal tuo fornitore, comprensiva di IVA, la legge ti impone di comportarti così:

  • Beni con costo unitario fino a 50 euro (IVA esclusa) -> puoi detrarre l’IVA, come al solito;
  • Beni con costo unitario oltre 50 euro (IVA esclusa) -> purtroppo su queste spese non puoi detrarre l’IVA. Per la serie: stai comprando un omaggio troppo costoso e quindi l’IVA non te la facciamo detrarre.

Attenzione

Se l’omaggio è un insieme di beni, per esempio un cesto natalizio, devi considerare il costo dell’intero cesto e non dei singoli prodotti. Quindi per individuare il valore inferiore o maggiore di 50 euro e la (in)detraibilità dell’IVA devi considerare il cesto intero. In conclusione, se compri cesti di valore superiore a 50 euro, l’IVA è indetraibile, anche se il cesto è composto da beni di valore più basso.

Bene, hai comprato l’omaggio. Ora passiamo ora al momento in cui lo distribuisci gratuitamente.

Nel momento in cui li distribuisci gratuitamente (ai tuoi clienti per esempio), allora la situazione è questa (art. 2 co. 2 n.4) del DPR. 633/72): non stai facendo una classica cessione di beni, essendo beni che non hanno nulla che vedere con la tua attività. Ecco cosa fare:

  • Se l’omaggio aveva un costo fino a 50 euro (e quindi hai detratto l’IVA sull’acquisto), la cessione gratuita non rappresenta un’operazione ai fini IVA e quindi non devi emettere fattura;
  • Se l’omaggio aveva un costo oltre 50 euro (e quindi non hai potuto detrarre l’IVA sull’acquisto), anche in questo caso la cessione gratuita non rappresenta un’operazione ai fini IVA e quindi non devi emettere fattura.

Quindi in ogni caso, per la cessione di omaggi non inerenti la tua attività di impresa, non c’è bisogno che tu emetta alcuna fattura, né effettui altri adempimenti fiscali. Tuttavia, è bene che, nell’eventuale documento di trasporto o analogo documento, tu inserisca la dicitura “omaggio”.

Beni oggetto dell’attività di impresa

Essendo un bene oggetto dell’attività, non si può considerare spesa di rappresentanza. Nel momento in cui compri questi beni che in futuro distribuirai come omaggi, stai compiendo un classico acquisto di bene, quindi al momento dell’acquisto devi seguire le regole ordinarie di fatturazione, applicazione e detrazione dell’IVA, indipendentemente dal valore minore o inferiore di 50 euro.

Di conseguenza, anche il momento della consegna di questi omaggi, sebbene tu la faccia a titolo gratuito, rappresenta comunque un’operazione di beni relativi all’attività di impresa, quindi operazione rilevante ai fini IVA. Ne consegue che devi emettere fattura intestata al tuo cliente e quest’ultimo deve solo pagarti l’IVA. Questa operazione si chiama “cessione gratuita con rivalsa di IVA”.

Chiaramente, siccome vuoi omaggiare il tuo cliente, non è certo una bella figura consegnare un omaggio a un cliente e farsi pagare l’IVA, quindi sicuramente deciderai di non addebitargliela, ma la pagherai tu stesso. Per fare ciò, devi seguire però una certa procedura. Hai diverse possibilità:

  1. Emettere al cliente la fattura indicando nella fattura stessa che si tratta di un’operazione di “cessione gratuita senza rivalsa ai sensi dell’art. 18 DPR 633/72”;
  2. Emettere un’unica autofattura (quindi a tuo carico) e conservarla nel registro delle fatture emesse, scrivendo sulla fattura che si tratta di una “autofattura per omaggi”;
  3. Tenere un apposito registro ad hoc per gli omaggi, su cui segnare le diverse cessioni di omaggi distinte per giorno e per aliquota.

Qualunque modalità tu abbia scelto (fattura al cliente, autofattura o registro), comunque, per non aver addebitato l’IVA al tuo cliente, come ti ho detto dovrai pagarla tu al fisco: non addebitarla al cliente non significa che non sia dovuta, dovrai essere tu a versarla al fisco. Ed è un costo indeducibile.

Campioni omaggio di modico valore

Caso a parte meritano i campioncini omaggio di modico valore. Questi spesso rappresentano beni oggetto dell’attività di impresa ma, al contrario di quanto detto nel precedente paragrafo, essi non rappresentano cessione di beni. Quindi alla cessione gratuita non si applica l’IVA. Questo purché (art. 2, com. 3 lett. d) del DPR 633/72):

  1. Tu li distribuisca gratis;
  2. Abbiano apposito contrassegno con scritta “Campione omaggio gratis”;
  3. Siano di modico valore (Agenzia delle Entrate, ris. n. 430288/91).

In tal caso al momento della cessione non occorre emettere fattura o altro documento che attesti la cessione.

Registrazione fattura

La registrazione di una fattura di acquisto omaggi di beni relativi all’attività di impresa, segue le classiche regole di contabilità. Ne consegue che devi registrare l’acquisto nella sezione acquisti come una normale fattura di acquisti. Quindi puoi detrarre l’IVA.

Poi al momento della cessione di questi omaggi, essendo beni relativi all’attività di impresa, si tratta di un’operazione rilevante ai fini IVA. Sta poi a te decidere se vuoi pagarla tu oppure se vuoi farla pagare al tuo cliente, come ti ho spiegato nei paragrafi precedenti.

A seguito di accertamento

Se l’Agenzia delle Entrate ti invia una contestazione, devi innanzitutto pagare quanto ti chiede. Se c’è un tuo cliente che non ti ha versato l’IVA, generandoti quindi uno scompenso, devi rivolgerti al giudice civile: non puoi dire all’Agenzia delle Entrate che non hai pagato perché Tizio non ti ha versato l’IVA.

Quindi devi innanzitutto pagare l’imposta dovuta + sanzioni + interessi. Dopodiché, l’unico modo che hai per recuperare l’IVA versata ma non incassata, è quella di rivolgerti a un tribunale civile. Se però il tuo cliente ha chiuso la sua attività, ha chiuso partita IVA e ha cancellato l’attività dal registro delle Imprese, questa alternativa non è più percorribile (Interpello Agenzia delle Entrate – risposta n. 84/2018).