Tutte le aziende che hanno rapporti commerciali con la Pubblica Amministrazione e le imprese da essa partecipate, devono seguire specifiche regole per la fatturazione e il versamento dell’IVA all’Agenzia delle Entrate.

In questa guida completa sullo split payment ti spiego cos’è e come funziona, quando si applica, l’abolizione dello split payment per i liberi professionisti attraverso il Decreto Dignità, come funziona il reverse charge e quando ha prevalenza sullo split, ti fornisco un esempio di fattura con split payment ed infine ti spiego cosa succede in caso di mancata indicazione dell’apposita dicitura in fattura.

Cos’è e come funziona

Significato. Split payment vuol dire scissione dei pagamenti e significa che è il cliente a dover pagare direttamente l’IVA allo stato e non il venditore. Di solito infatti, quando acquisti qualcosa, il prezzo è comprensivo di IVA. Comprando l’oggetto paghi l’IVA al venditore e quest’ultimo poi la versa al fisco.

Lo split payment è una regola che vale solo nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e non riguarda minimamente i rapporti tra privati. Vediamo nello specifico quando si applica.

Quando si applica

Lo split payment si applica solo nei rapporti tra aziende e pubblica amministrazione. Supponiamo che tu abbia una ditta e vendi un bene alla Pubblica Amministrazione, per esempio al Comune. Di regola nella fattura dovresti indicare l’IVA, il Comune ti paga il prezzo comprensivo di IVA e poi tu versi l’IVA allo stato.

In questo caso invece, siccome hai fatturato alla Pubblica Amministrazione, l’IVA non deve pagartela: si occupa direttamente la Pubblica Amministrazione del versamento dell’IVA allo stato.

Questo vale quando fatturi alla Pubblica Amministrazione o a società partecipate dalla Pubblica amministrazione che tu sia un’impresa commerciale, una società, una ditta individuale, l’ente locale non deve pagarti l’IVA, perché la pagherà direttamente all’Agenzia delle Entrate.

Dicitura da inserire in fattura elettronica

Quando fatturi alla pubblica amministrazione, devi emettere una fattura elettronica. Tale fattura deve riportare l’apposita dicitura che fa riferimento allo split payment, che è questa:

“Operazione soggetta a split payment – il cedente non incassa l’IVA ai sensi dell’ex art.17-ter del DPR 633/1972, l’acquirente è obbligato al versamento all’Agenzia delle Entrate”

Decreto dignità

Abolizione split payment per i professionisti. Lo split payment, regolato dall’articolo 17-ter, Dpr 633/1972 ha subìto una modifica con l’entrata in vigore del decreto Dignità. Tale decreto infatti ha escluso i liberi professionisti che in fattura inseriscono la ritenuta d’acconto.

In parole povere, se sei un libero professionista che nelle fatture inserisce la ritenuta d’acconto (per esempio un avvocato), se emetti una fattura verso la Pubblica Amministrazione devi inserire l’IVA e devi versarla tu all’Agenzia delle Entrate.

Quindi in pratica devi comportarti con la Pubblica Amministrazione esattamente come ti comporti con chiunque: emetti la tua fattura, inserisci l’IVA, la incassi e la versi allo stato. Questo vale per tutti i compensi soggetti a ritenute a titolo di acconto o a titolo di imposta.

Elenco

Per conoscere la lista dei soggetti obbligati al rispetto dello split payment devi visitare questi siti:

  1. Ministero delle Finanze;
  2. Elenco IPA.

Puoi effettuare la ricerca di enti, società partecipate da enti pubblici, fondazioni, ricercando per categoria, per codice fiscale e altri filtri. In caso di difficoltà puoi contattare i numeri verde associati.

Esempio fattura

Se stai emettendo una fattura verso la Pubblica amministrazione, la fattura non ha nulla di particolare: è una fattura come tutte le altre, solo che devi inserire necessariamente la dicitura relativa allo split payment. Per il resto devi inserire i soliti dati: azienda emittente, cliente, importi, aliquota IVA, somma dovuta a titolo di IVA, ecc.

Ecco di seguito un esempio fac simile di fattura con split payment.

Scarica subito il modulo fac simile compilabile Excel con la dicitura di split payment – scissione pagamenti.

Fattura elettronica

Se devi emettere una fattura elettronica, puoi assolvere la dicitura “split payment” tranquillamente senza alcun problema: basta inserire nel campo esigibilità IVA la lettera “S“. Qui trovi maggiori informazioni sulla fattura elettronica verso la Pubblica Amministrazione.

Professionisti

Come funziona. Il decreto dignità ha abolito lo split payment per i professionisti che sulle fatture applicano la ritenuta d’acconto a qualsiasi titolo. Se quindi per esempio sei un geometra, uno psicologo, un avvocato e nelle tue fatture inserisci la ritenuta d’acconto, allora sei esonerato dallo split payment.

Significa che devi emettere fattura verso la Pubblica Amministrazione esattamente come la emetti verso tutti gli altri clienti: devi indicare l’IVA e la PA deve pagartela, poi è tuo compito versare l’IVA allo stato.

Reverse charge

Un’azienda che fattura alla Pubblica Amministrazione i seguenti servizi:

  • Pulizia di ambienti;
  • Demolizione costruzioni e opere;
  • Installazione apparecchiature;
  • Ultimazione di immobile;

Se la PA compra questi servizi non nell’ambito della sua attività istituzionale, ma nell’ambito di una sua attività commerciale, allora l’azienda non deve inserire l’IVA nella fattura. L’ente pubblico quindi dovrà occuparsi personalmente di integrare la fattura con l’IVA dovuta e versarla allo Stato. Questo meccanismo di non applicazione dell’IVA in fattura si chiama reverse charge ed è previsto della lett. a-ter), dell’art. 17, co. 6, del Dpr. n. 633/72.

Quindi, supponiamo che il Comune abbia un locale di 50 mq che usa per attività commerciale. Incarica un’impresa di pulizie di effettuare la pulizia completa di questo locale. Il costo preventivato dall’impresa di pulizie è di 500 euro.

Sulla fattura di questi 500 euro, l’azienda non deve indicare l’IVA, ma deve ricordare di inserire la seguente dicitura “operazione non soggetta ad addebito di IVA, reverse charge ai sensi della lett. a-ter), dell’art. 17, co. 6, del Dpr. n. 633/72.”

Ora supponiamo un caso più complicato: il Comune ha un locale di 100 mq, di cui 60 mq (ossia il 60% di 100 mq) dedicati alla sua attività istituzionale, i restanti 40 mq (ossia il 40% di 100 mq) dedicati ad attività commerciale. Il costo di pulizia è di 1.000 euro. A questo punto l’impresa di pulizia deve fatturare così i 1.000 euro:

  • 400 euro rientrano nell’ambito dell’attività commerciale del Comune, quindi sono in reverse charge (senza IVA): l’impresa di pulizia che emettere la fattura deve inserire la dicitura “operazione non soggetta ad addebito di IVA, reverse charge ai sensi della lett. a-ter), dell’art. 17, co. 6, del Dpr. n. 633/72”.
  • 600 euro rientrano nell’ambito dell’attività istituzionale del Comune, quindi non si applica il reverse charge. Tuttavia, siccome si tratta pur sempre di Pubblica Amministrazione, si applica lo split payment. Quindi l’impresa di pulizia deve inserire in fattura i 600 euro con dicitura “split payment – il cedente non incassa l’IVA, ex articolo 17-ter del D.P.R. 633/1972″.

In conclusione l’impresa di pulizie nella fattura indica due importi, per il primo non deve indicare l’IVA e deve inserire la dicitura reverse charge, essendo un’operazione di pulizia effettuata nell’ambito dell’attività commerciale del Comune. Nel secondo importo deve indicare l’IVA, ma non deve incassarla: la pagherà direttamente il Comune al fisco. L’impresa deve indicare la dicitura relativa allo split payment.

Attenzione

Reverse charge e split payment quindi sono differenti, non sono la stessa cosa e il reverse charge ha prevalenza sullo split payment.

Mancata indicazione

In caso di mancata indicazione in fattura dello split payment, l’azienda che ha emesso la fattura è sottoposta al pagamento di una sanzione che va dai 1.000 agli 8.000 euro. La multa si applica per il solo fatto di non aver inserito in fattura la dicitura “split payment”.

Non ci sono altre sanzioni da pagare, perché alla fine dei conti la fattura manca solo di apposita dicitura, per il resto, presenta le stesse caratteristiche di tutte le altre fatture e presenta anche l’IVA secondo ordinaria applicazione.

La circolare Agenzia delle Entrate n. 27/2017, obbliga comunque l’azienda che ha emesso la fattura senza dicitura “split payment” a:

  1. Rilasciare una nota di variazione IVA. Se le fatture emesse senza dicitura sono più di una, allora si può emettere una sola nota di variazione in cui si indicano chiaramente i numeri delle fatture erronee;
  2. Inviare alla P.A. la nota di variazione, affinché la P.A. possa applicare e versare al fisco l’IVA nel modo corretto.