Il forfettario è un regime agevolato che ti permette di risparmiare sulle imposte e non solo: ti semplifica parecchio la vita da imprenditore (o libero professionista). Tutti infatti possono aderirvi: sia gli imprenditori che desiderano aprire una ditta individuale, sia i liberi professionisti come grafici, avvocati, psicologi, infermieri.

Non tutti però, hanno chiaro il calcolo delle imposte da versare allo stato, quali sono i costi da scaricare, quali sono i costi da sostenere per il pagamento dei contributi previdenziali, come ottenere alcuni vantaggi per le start up. In questa guida sulla tassazione in regime forfettario ti fornisco un esempio di calcolo imposta e ti chiarisco gli aspetti più importanti di questo regime di vantaggio.

Imposta sostitutiva: percentuale

Una partita IVA in regime forfettario, innanzitutto non deve versare IRPEF, addizionali, IRAP, IVA e quant’altro. In sostituzione di tutto ciò, paga una sola imposta, detta appunto imposta sostitutiva, pari al 15%. All’inizio della tua attività, nello specifico per i primi 5 anni, paghi solo il 5%!

Su cosa si calcola questo 15% o 5% di imposta sostitutiva

Si paga su questo importo:

Ricavi
– Costo che hai sostenuto per i contributi previdenziali

Proprio così: nel regime forfettario, l’unico costo che puoi “scaricare”, ossia detrarre dal tuo fatturato (somma dei ricavi), è quello sostenuto per i contributi previdenziali. Non puoi dedurre alcun altro costo. Se quindi la tua attività prevede tanti costi, forse il regime forfettario non è quello che fa per te. Se invece hai pochi costi, per esempio sei un grafico che lavora da casa, allora potrebbe essere per te la soluzione ideale.

Vediamo ora un esempio di calcolo concreto.

Esempio calcolo imposta

La prima cosa che devi fare, è sommare tutte le tue fatture, nello specifico gli importi che hai incassato in un anno. Attenzione: ho scritto “che hai incassato”, non “che hai fatturato”. Devi sommare solo le fatture di cui hai effettivamente ricevuto il pagamento. Se per alcune fatture non sei ancora stato pagato (perché per esempio ti pagheranno tra alcuni mesi), allora queste fatture non devi considerale.

Esempio

Supponiamo che il totale delle fatture che hai emesso quest’anno sia di 40.000 euro. Una fattura però, è ancora insoluta (il cliente te la pagherà a gennaio dell’anno prossimo). Nello specifico una fattura pari a 2.000 euro. Dunque, l’importo che devi considerare ai fini del calcolo dell’imposta è 38 mila euro e non 40 mila.

A questi 38.000 euro, devi sottrarre i contributi previdenziali. Supponiamo che tu abbia pagato 7.000 euro di contributi.

Ricavi -> 38.000
– 7.000 di contributi

-> il risultato è pari a 31.000 euro

Il 15% di imposta devi calcolarlo NON su questi 31.000 euro, ma su un coefficiente che dipende dal tipo di attività che svolgi. Qui trovi tutti i coefficienti. Se per esempio sei un intermediario del commercio, devi calcolare il 15% sul 62% di 31.000 = 19.220 euro => 15% di 19.220 =>2.883 euro è l’imposta da pagare.

Per questo anno quindi, devi pagare all’Agenzia delle Entrate un’imposta pari a 2.883 euro.

Se hai aperto la partita IVA da non più di cinque anni, paghi solo il 5% di imposte, calcolato come segue.

Start up al 5% di imposta sostitutiva

Il procedimento è esattamente lo stesso del passo precedente: fatture incassate – contributi previdenziali

Al risultato però, al posto di applicare il 15%, devi applicare il 5% su 19.220. euro.

Per questo anno quindi, devi pagare all’Agenzia delle Entrate un’imposta pari al 5% di 19.220 euro, ossia 961 euro.

Riduzione dei contributi INPS

Se decidi di aderire al regime forfettario, hai un’altra interessante agevolazione: puoi chiedere la riduzione dei contributi INPS del 35%. Se apri partita IVA infatti, devi anche aprire una posizione previdenziale presso l’INPS. Nello specifico devi iscriverti:

  1. Alla Gestione commercianti e artigiani se apri come ditta individuale. In questa gestione c’è un fisso da versare ogni anno (circa 4.000 euro annui sono fissi, indipendentemente dal tuo fatturato). L’importo aumenta all’aumentare del fatturato, ma il minimo da versare è appunto di circa 4.000 euro annui.
  2. Oppure alla Gestione Separata se apri come lavoratore autonomo, libero professionista. In questa gestione non c’è un importo fisso da pagare: i contributi li paghi solo in percentuale al tuo fatturato. Se fatturi zero, non paghi contributi. Non c’è un minimo annuale come invece avviene nella Gestione commercianti.

La riduzione del 35% l’INPS la dedica solo agli iscritti alla Gestione Commercianti. Se quindi sei un libero professionista, non ne hai diritto.

Come si calcola la riduzione

Supponiamo che quest’anno tu debba versare 5.000 euro di contributi INPS nella Gestione commercianti. Se hai chiesto la riduzione del 35%, ne verserai 3.250. Un risparmio di 1.750 euro all’anno.

La riduzione non è né obbligatoria, né automatica. Puoi decidere di richiederla (se ne occupa il tuo commercialista a presentare domanda) oppure di pagare i contributi a pieno regime.

Attenzione

I professionisti con albo hanno spesso una cassa previdenziale specifica, diversa dall’INPS. In questo caso è chiaro che non è prevista la riduzione 35%, essendo un’esclusiva per gli iscritti INPS. Se sei iscritto a un’altra cassa, consulta il sito specifico per sapere se ci sono delle agevolazioni.

Un modo per evitare di pagare i contributi INPS

Se sei in regime forfettario (che tu abbia una ditta oppure che tu sia un lavoratore autonomo) e allo stesso tempo hai un lavoro da dipendente a tempo indeterminato e full time, puoi chiedere l’esonero contributivo. Ossia, puoi evitare completamente di iscriverti all’INPS, dunque puoi evitare di pagare i contributi. Te li versa già a pieno regime il tuo datore di lavoro, quindi l’INPS ti esonera (se lo desideri, altrimenti puoi versarli comunque).

Attenzione

L’esonero non vale se hai un contratto a tempo determinato, oppure part time.