Spesso lo si sente nel linguaggio di tutti i giorni. Per esempio “quella persona ha portato valore aggiunto nella mia vita”. Affermazione che fa pensare subito a qualcosa di molto positivo, certamente migliorativo. Lo stesso termine si usa anche in economia e ha la medesima accezione.

In questa guida completa sul valore aggiunto ti spiego in maniera semplice cosa significa, te ne fornisco la definizione e un esempio, ti spiego cos’è e a cosa serve, come calcolarlo, come calcolare il valore aggiunto del conto economico, cosa significa valore aggiunto pro capite e infine la correlazione con il PIL.

Definizione

In economia, il valore aggiunto è l’aumento di valore che si crea grazie alla lavorazione delle materie prime e delle risorse.

In termini più semplici, il valore aggiunto è la differenza tra il valore della produzione (beni e servizi venduti) e il costo della produzione (ossia costi sostenuti per materie prime, affitti, attrezzature, ecc.).

Valore aggiunto = Valore della produzione – costo della produzione.

Cos’è e a cosa serve

Il valore aggiunto è il valore generato dall’attività di impresa: un’azienda acquista delle materie prime, le lavora, impiega delle risorse e dà vita al prodotto finito:

Materie prime => Lavorazione e messa sul mercato => Vendita del prodotto finito

Il ricavato delle vendite, sottratti i costi di produzione, rappresenta il valore aggiunto.

Il valore aggiunto è un indicatore molto importante per l’impresa. Esso permette di capire se:

  • L’azienda è produttiva e redditizia;
  • Il management ha effettuato scelte corrette;
  • Ci sono buone prospettive per il futuro.

Un’azienda redditizia è un’azienda che è capace di creare valore dalle materie prime che lavora. Un’azienda incapace di creare valore, è invece destinata al fallimento.

Ogni azienda ha come obiettivo quello di creare valore aggiunto, fatturato, guadagni.

Esempio

Facciamo un esempio concreto di valore aggiunto. Supponiamo che tu sia un’azienda produttrice di montature di occhiali. A fine anno, questi sono i dati che ha realizzato l’impresa:

  • Montature di occhiali vendute: 35.000 euro;
  • Costo della produzione: 12.000 euro.

Per costo della produzione si intendono i costi sostenuti per:

  • Materiali plastici per le montature;
  • Materiali metallici per le montature;
  • Viti, stecche e altri piccoli particolari;
  • Sistemi di imballaggio;
  • Custodie;
  • Tovagliolini per la pulizia dell’occhiale, da inserire nella custodia.

Il valore aggiunto è la differenza tra valore della produzione e costo della produzione. Ossia tra i ricavi delle vendite e i costi sostenuti.

Come si calcola

Giunti a questo punto, come avrai già capito, il calcolo del valore aggiunto è molto semplice. E’ la differenza tra somma dei ricavi e somma dei costi della produzione:

(Somma dei ricavi) – (Somma dei costi)

I costi non sono altro che tutti gli elementi che hanno contribuito a creare il prodotto o il servizio finito. Quindi tutto ciò che l’azienda ha impiegato per creare il prodotto: dalle materie prime al costo dell’affitto dei locali.

Come calcolare il valore aggiunto del conto economico

Il bilancio d’esercizio è costituito da conto economico e stato patrimoniale. Nel conto economico ci sono tutte le voci per calcolare il valore aggiunto. Vediamo un esempio concreto:

Un’impresa realizza i seguenti ricavi e costi:

  • Ricavi derivanti da vendite = 350.000 euro;
  • Rimanenze finali di prodotti = 10.000 euro;
  • Rimanenze iniziali di prodotti = 4.000 euro.
  • Costo delle materie prime (costo di acquisto materie prime + rimanenze iniziali di materie prime – rimanenze finali di materie prime) = 30.000 euro;
  • Costo del lavoro = 60.000 euro;
  • Ammortamenti = 10.000 euro;
  • Locazione = 9.000 euro;
  • Energia = 4.000 euro;
  • Lavorazioni presso terzi = 3.000 euro.

Il valore aggiunto sarà pari a Valore della produzione – Costi della produzione =>

350.000 + 10.000 – 4.000 = 356.000 euro => é il Valore della produzione (ricavi delle vendite + rimanenze finali di prodotti – rimanenze iniziali di prodotti).

30.000 + 9.000 + 4.000 + 3.000 = 46.000 euro é il costo della produzione.

Il valore aggiunto è dunque pari a 356.000 – 46.000 = 310.000 euro. E’ un alto valore aggiunto, significa che la gestione dell’impresa è efficiente.

Come hai potuto notare nel calcolo del costo della produzione, non vanno considerati il costo del lavoro e gli ammortanti. Essi non rientrano nel calcolo, si applicano eventualmente a calcoli successivi.

Per esempio, una volta ottenuto il valore aggiunto, per ottenere il Margine Operativo Lordo (M.O.L.):

Valore aggiunto – Costo del lavoro => MOL

Nel nostro esempio: 310.000 – 60.000 => 250.000 è il margine operativo lordo.

Lo stesso vale per gli ammortamenti. Se li sottrai al MOL, ottieni il reddito operativo (R.O.):

250.000 – 10.000 = 240.000 euro è il Reddito Operativo (R.O.).

Questi (il MOL, il RO) sono altri indicatori della salute dell’impresa.

Pro capite

Un altro calcolo nel quale rientrano i lavoratori, è quello del valore aggiunto pro capite. Il calcolo è abbastanza semplice:

Valore aggiunto / numero medio dei dipendenti durante l’esercizio

Se quindi per esempio il valore aggiunto di un’azienda è pari a 200.000 euro e il numero medio dei dipendenti durante lo stesso periodo è stato di 100, allora:

Il valore aggiunto pro capite è pari a 200.000 / 100 = 2.000 euro.

Per numero medio dei dipendenti si intende la media tra il numero dei dipendenti in attività all’inizio dell’esercizio e il numero dei dipendenti in attività alla fine dell’esercizio. Nel calcolo rientrano tutti i dipendenti dell’azienda, indipendentemente da settore e mansioni.

PIL

C’è una relazione importante tra valore aggiunto e PIL. Come hai visto nei paragrafi precedenti, il valore aggiunto è quell’importo che indica quando un’impresa è capace di creare valore, a partire dalle materie prime.

Il PIL si può considerare come la somma dei valori aggiunti di tutte le aziende d’Italia. Il PIL è un indicatore molto importante e usato in economia: indica lo stato di salute delle imprese di una nazione, il livello dei consumi, la capacità di produrre valore.

Non a caso, le nazioni con un PIL più alto sono quelle che godono di maggiore benessere. Quelle con un PIL più basso generalmente sono in via di sviluppo.

A cosa serve il PIL

Il PIL serve soprattutto ad economisti e al governo, per comprendere lo stato di salute del sistema economico, e di conseguenza il benessere goduto dai cittadini. Molto importante è analizzarne il trend, ossia il cambiamento negli anni (aumento o diminuzione del PIL).

Attraverso un’analisi dettagliata del PIL (e altri indicatori), gli economisti possono fare delle previsioni e supportare la politica nelle sue scelte di indirizzo economico.