Un datore di lavoro può avere vari motivi per licenziare un dipendente: perché l’azienda va male e manca il lavoro, perché è sull’orlo della crisi economica e gli aiuti statali non sono sufficienti, oppure perché il dipendente ha commesso dei fatti gravi che non permettono di continuare (licenziamento per giusta causa).

In questa guida completa ti spiego come verificare il licenziamento, come sapere se sei stato licenziato e la tua posizione INPS è stata chiusa, controllare la cessazione del rapporto di lavoro, come chiedere la disoccupazione, quanto TFR devi aspettarti, infine affrontiamo alcune questioni di legittimità.

Come sapere se sei stato licenziato

Qualcuno potrebbe pensare che sia un dubbio molto banale. Come si può non accorgersi di essere stati licenziati? Il datore di lavoro te lo comunica in forma scritta, quindi è impossibile che il dipendente non lo sappia.

Questa è la teoria, che delle volte si scontra con una realtà differente. Facciamo un esempio: sei assunto presso la ditta Alpha, da tempo ormai le cose non vanno bene, il lavoro annaspa e soprattutto non c’è accordo con il titolare. Fino a che un giorno, durante una discussione, il titolare decide di licenziarti.

E ti licenzia dicendoti semplicemente che da quel momento puoi trovare un altro impiego, che in quell’azienda non sei più gradito e da domani non presentarti più. Tu potresti essere anche d’accordo e contento di esserti finalmente liberato da un impiego che ormai non amavi più. Oppure potresti sentirsi in difficoltà.

Fatto sta che il titolare della ditta, ti ha “licenziato” solo a voce. Dal giorno dopo decidi di rimanere a casa e non recarti più a lavoro: ti aspetti una una lettera di licenziamento, ma non arriva nulla. Dunque è legittimo che tu ti chieda se sei stato licenziato oppure no, risulti ancora assunto.

Controllare la cessazione del rapporto di lavoro

Se l’azienda non ti ha fatto sapere più nulla dal giorno in cui non ci hai messo più piede, puoi comunque scoprire se ti hanno formalmente licenziato recandoti presso il Centro per l’Impiego di appartenenza (l’ex ufficio di collocamento). Da questa pagina puoi trovare il CPI della tua zona.

Se il datore di lavoro non ti ha inviato alcuna lettera, in assenza di documentazione scritta, per sapere se l’azienda ha espletato la procedura di licenziamento, devi recarti presso il centro per l’impiego  della tua zona. Il CPI detiene la tua scheda anagrafica professionale, dalla quale risulta la data di assunzione e la data di cessazione del rapporto di lavoro.

INPS

Essendo dipendente, l’assunzione presso una determinata azienda risulta all’INPS. L’ente previdenziale è al corrente se risulti ancora assunto o licenziato. Dunque puoi anche fare una verifica andando nel tuo Fascicolo Previdenziale (se possiedi SPID, PIN INPS o altre credenziali di accesso) e verificare se risulti ancora impegnato in quell’azienda.

Se non possiedi il PIN o altre credenziali per accedere al sito dell’INPS, puoi chiamare il call center INPS al numero 803 164 se chiami da fisso o allo 06 164 164 se chiami da cellulare. In ogni caso, considera che i dati potrebbero non essere aggiornati, quindi potrebbero volerci ancora dei giorni perché risulti la data di cessazione del rapporto di lavoro.

Disoccupazione

Se il datore di lavoro ti ha licenziato, ti spetta la disoccupazione, che oggi si chiama indennità Naspi. Questa indennità ti spetta in ogni caso di licenziamento: quindi anche se ti hanno licenziato per giusta causa. L’indennità infatti spetta in caso di cessazione involontaria del rapporto di lavoro.

Il licenziamento per giusta causa si considera involontario, perché è il datore di lavoro che ti sta licenziando, non sei tu ad aver dato le dimissioni. Quindi, anche se ti hanno licenziato perché hai commesso errori o fatti gravi (per esempio ha rubato in azienda), l’indennità Naspi ti spetta comunque, perché per la legge si tratta di cessazione involontaria del rapporto di lavoro.

Il datore di lavoro infatti, ha sempre la facoltà di licenziarti o meno: nessuno lo obbliga a interrompere il rapporto di lavoro. Anche se si tratta di un fatto grave è sempre una sua scelta, non tua. Nota bene: hai diritto alla Naspi se, oltre alla cessazione involontaria, sussistono i requisiti per accedere all’indennità. A questa pagina trovi tutti le informazioni sulla NASPI.

TFR

Una volta che il rapporto di lavoro si è concluso, hai diritto al TFR (trattamento di fine rapporto), conosciuto anche come liquidazione. Ne hai diritto sempre: quando dai le dimissioni oppure se è l’azienda a licenziarti, anche per giusta causa. Dunque se hai commesso qualcosa di grave, non può comunque annullare o diminuire il tuo TFR senza il tuo consenso.

La formula matematica per il calcolo del TFR è un po’ complessa, ma per farsi un’idea, ogni anno maturi una mensilità di TFR. Ad esempio: supponiamo che il tuo stipendio mensile sia di 1.200 euro. Ogni anno maturi un TFR pari a circa 1.200 euro (a grandi linee).

Se per esempio hai lavorato presso quella azienda per dieci anni, allora hai diritto a un importo pari a circa 12.000 euro (1.200 x 10). L’azienda deve provvedere ad accantonare questo TFR, poco per volta, mese per mese e depositarlo in un apposita cassa aziendale, quando il rapporto di lavoro termina, è tenuto a consegnartelo, insieme agli altri emolumenti (stipendio, eventuali ferie non godute, ecc.).

Illegittimità

Da sottolineare un aspetto molto importante di questo contesto: per rendere valido il licenziamento, il datore di lavoro deve inviartene comunicazione scritta, altrimenti il licenziamento non produce alcun effetto.

“Non produce alcun effetto” significa che il licenziamento non è valido, quindi finché il datore di lavoro non te ne fornisce comunicazione scritta, tu sei ancora alle sue dipendente. Dunque maturi stipendio, ferie, TFR.

Per il datore di lavoro quindi, se intende concludere il rapporto, è importante espletare tutte le procedure burocratiche, innanzitutto comunicare al dipendente il licenziamento e le motivazioni, dunque provvedere a chiudere le varie posizioni (INPS, INAIL…) e informare il Centro per l’Impiego competente, in modo che possa aggiornare la scheda anagrafica del soggetto.